Mercoledì 9 Aprile 2025
ANTONIO DEL PRETE
Politica

Ceccanti: "Le Pen? Si applicano anche le leggi ingiuste"

Il costituzionalista ed ex deputato: Le Pen incandidabile? Il giudice non aveva alternative. "Dove si rischia la sovversione, come in Romania, non devono essere esclusi a priori rimedi estremi"

Ceccanti: "Le Pen? Si applicano anche le leggi ingiuste"

Roma, 2 aprile 2025 – Il consenso popolare può garantire l’impunità? O, piuttosto, le leggi che consentono di condannare anche un leader politico sono tra i fondamenti dello Stato di diritto? Domande che fino a Tangentopoli ci sarebbero parse retoriche. Dopo trent’anni di berlusconismo la questione divide. Tanto più ora che il dibattito si allarga a vicende europee come la condanna di Marine Le Pen, con la conseguente esclusione dalla corsa per l’Eliseo.

Stefano Ceccanti, costituzionalista ed ex deputato, c’è differenza tra l’esclusione dalle presidenziali romene del candidato dell’estrema destra Georgescu e il provvedimento adottato nei confronti di Le Pen?

"In Francia il giudice non aveva alternative in caso di condanna. Le Pen, peraltro, avrebbe voluto quella norma ancora più drastica. In Romania la sentenza della Corte sull’invalidamento del primo turno non era un automatismo, però va capita alla luce della Storia: per 40 anni la Russia ha imposto a Bucarest un regime illiberale".

Il conflitto tra consenso e regole: "Si applicano anche le leggi ingiuste"
Il costituzionalista ed ex deputato Stefano Ceccanti

Impedire di candidarsi alla leader più popolare di Francia secondo i sondaggi, è un attacco alla democrazia? Insomma, hanno ragione i sovranisti?

"La legge, secondo me, è sbagliata perché non si impedisce a qualcuno di essere eletto in virtù di una condanna non definitiva. Finché esiste, però, si applica".

In principio fu Berlusconi, oggi sono tanti i leader che contestano le sentenze e criticano i giudici, a cominciare da Trump. Se la politica non riconosce il ruolo della giustizia, cosa resta dello Stato di diritto e quindi della democrazia?

"Le sentenze vanno rispettate ed eseguite. Ovviamente, ciò non significa che non si possano legittimamente discutere e cambiare laddove ci siano storture".

Condannare un leader politico mina la fiducia dei cittadini-elettori nella giustizia?

"Se si tratta di una condanna definitiva per reati a cui l’ordinamento attribuisce un disvalore così forte, la protesta è infondata. L’eventualità contraria andrebbe evitata perché espone a quella critica".

Come si risolve il conflitto tra consenso e regole?

"Il consenso si esprime dentro le regole, anche al fine di modificarle in seguito".

Nelle democrazie moderne quanto il sistema giudiziario riesce a rimanere neutrale e distaccato rispetto alle pressioni politiche e sociali?

"Il sistema giudiziario non vive in un limbo, ma proprio per questo i suoi operatori debbono costantemente muoversi con prudenza ed equilibrio per non prestare il fianco a critiche di parzialità".

Quale dovrebbe essere il ruolo della giustizia nell’assicurare che la democrazia non diventi una dittatura della maggioranza?

"I principali antidoti istituzionali sono l’apertura sovranazionale e una giustizia costituzionale indipendente. Per questo è importante il rilancio del multilateralismo e, nello specifico, dell’Unione Europea, oltre che il mantenimento dei criteri di indipendenza dei giudici costituzionali".

Ai suddetti problemi si aggiunge la questione geopolitica. È giusto o giustificato il fatto che uno Stato democratico come la Romania estrometta dalla corsa elettorale un candidato accusato di essere manovrato dai russi?

"In linea generale è bene non proteggere troppo le democrazie da forze estremiste e affidarsi al libero gioco delle opinioni, puntando a integrarle o, al limite, a tenerle fuori dal governo. Tuttavia, in Paesi che hanno avuto regimi illiberali, spesso imposti dall’esterno, non si possono escludere a priori anche rimedi estremi che certo devono essere ben regolati. Il buonismo eccessivo è inopportuno dove, per ragioni storiche e geopolitiche, si rischia una sovversione antidemocratica, come mi pare fosse anche nel caso rumeno".