Roma, 22 agosto 2023 – "Lunga e cordiale" corre la voce della telefonata del vicepremier Matteo Salvini al generale Roberto Vannacci. Atto volutamente politico, quello del leader leghista: inteso non solo a prendere le difese del generale messo in panchina dal ministro della Difesa Guido Crosetto, ma a manifestare condivisione nei riguardi delle discutibili opinioni espresse nel suo libro autoprodotto, che già spopola nel mercato online. Una mossa, insomma, diretta a blandire l’elettorato di destra di Giorgia Meloni, in genere sensibile alla deprecata pervasività del politicamente corretto e della sensibilità nei riguardi dei diritti delle minoranze. Tutti del resto guardano alle Europee. E, con buona pace delle emergenze economiche del Paese, questi sono gli argomenti che mobilitano maggiormente l’attenzione.
Salvini sale dunque sulla biga del generale che si sente in linea di sangue con Enea e Cesare. E che a giudizio del vicepremier "deve essere giudicato per quello che fa in servizio". Se poi esprime opinioni su materie estranee "al suo lavoro, penso che ha tutto il dovere e diritto di farlo". Parole che suonano come una sconfessione della decisione di avvicendamento al comando decisa dal ministro Crosetto. Decisione su cui si schiera compatta quasi solo FI. A cominciare dal vicepremier Antonio Tajani, secondo cui tutti hanno "diritto di esprimere le proprie idee, bisogna però essere prudenti quando si occupano incarichi di grande responsabilità, perché le legittime opinioni personali rischiano di diventare le posizioni dell’istituzione che si rappresenta". Questione di abito istituzionale, insomma, come ribadisce anche il sottosegretario alla Difesa Matteo Perego, ricordando il dovere delle divise di esprimersi in conformità "allo spirito della nostra Nazione, fondata sull’eguaglianza di diritti e di pari opportunità".
A prendere le parti del generale è l’ex ministra della Difesa del governo Conte uno Elisabetta Trenta, firmando una nota in cui afferma che non lo avrebbe avvicendato. "La libertà di pensiero deve valere per tutti", secondo l’ex ministra. E "un libro che apre un dibattito e fa discutere non può avere la forza di cancellare il curriculum di tutto rispetto di un valoroso e fedele servitore dello Stato". Opposta la posizione di un altro ex ministro, il presidente dem del Copasir Lorenzo Guerini. Secondo cui le decisioni adottate da Crosetto "sono ineccepibili e in linea con l’ordinamento vigente". Mentre le polemiche nei suoi riguardi "sono senza senso, una sorta di riflesso condizionato in difesa delle farneticazioni di cui abbiamo, purtroppo, abbondantemente letto".
Ma la libertà d’opinione è proprio il tormentone che imperversa a fini politici. Con Salvini che s’impegna a comprare il discusso libro, "perché prima di giudicare è giusto leggere". Rifiutandosi di pensare che esista un orwelliano Grande Fratello che dice cosa si può leggere, il ministro delle Infrastrutture ricorda di aver comprato al liceo anche il manuale del guerrigliero di Che Guevara; non in contraddizione col fatto che all’elezione del parlamentino padano del 1997 guidava la lista dei Comunisti padani. Come sulla castrazione chimica, Salvini blandisce gli umori dell’elettorato di Fratelli d’Italia in vista delle Europee, stretto come si trova dalla capacità della premier Meloni di interpretare insieme il ruolo finora abbastanza inedito di radicale e moderata.