
Il titolare dell’azienda al centro dell’inchiesta rischia i domiciliari: nessun report sui ministri "Ricerche su La Russa? Verificavo se il sistema funzionava". L’hacker indagato: temo per la mia famiglia.
Nessun report su politici come l’ex premier Matteo Renzi o i ministri Santanchè e Salvini. Le intercettazioni in cui l’autosospeso presidente di Fondazione Fiera Milano e titolare dell’agenzia di investigazioni Equalize Enrico Pazzali parla di ricerche sulla famiglia del presidente del Senato Ignazio La Russa, suo amico di vecchia data, vengono spiegate dalla difesa come tentativi di "verificare il funzionamento" della piattaforma Beyond "ritenendo, come dimostrato, che accedesse solo a dati pubblici", testando così "l’efficienza nel formulare risultati attendibili". Pazzali veniva "estromesso volontariamente" dall’ex poliziotto Carmine Gallo (morto lo scorso 9 marzo) e dall’hacker Nunzio Samuele Calamucci "dalla gestione della società e veniva tenuto all’oscuro degli accessi allo Sdi", la banca dati in uso alle forze dell’ordine, "e di qualsivoglia eventuale ulteriore attività illecita". Gli interrogatori di Gallo e Calamucci sono "del tutto inattendibili", quando Pazzali viene dipinto come dominus delle attività di cyber-spionaggio e anche quando si parla di "fantasiosi contatti" tra lui e i servizi segreti.
In una memoria di 131 pagine, depositata ieri nell’udienza al Tribunale del Riesame di Milano, i difensori di Pazzali, gli avvocati Federico Cecconi e Natascia Forconi, respingono le accuse fornendo la loro versione, punto per punto, sulle frasi messe a verbale dagli altri indagati e sulle parole intercettate dai carabinieri di Varese.
Un’udienza aperta con la richiesta, avanzata dai pm De Tommasi e Ardituro, di disporre gli arresti domiciliari per Pazzali, ora indagato a piede libero, motivata dal suo ruolo nelle attività illecite emerse dalla maxi-inchiesta e da "vero capo" del gruppo di via Pattari, sede di Equalize a pochi passi dal Duomo. Pazzali, in sostanza, nega di aver chiesto accessi allo Sdi e di aver raccolto informazioni riservate, scarica le responsabilità su Gallo e Calamucci. Anche sul capitolo di presunti dossieraggi ai danni di persone vicine a Letizia Moratti, durante le scorse elezioni Regionali in Lombardia, la difesa sostiene che le conversazioni intercettate dimostrano "il modus operandi di Gallo nei confronti di Pazzali e, in particolare, come quest’ultimo venisse continuamente manipolato".
Dichiarazioni ora al vaglio dei giudici, che nei prossimi giorni dovranno decidere se disporre una misura cautelare a carico di Pazzali o lasciarlo in libertà. Lui, intanto, ha ribadito la volontà di farsi interrogare dai pm. Valuterà inoltre un eventuale passo indietro dalla Fondazione, dopo la scelta di autosospendersi lo scorso ottobre. Quella di Pazzali non è l’unica posizione finita ieri davanti al Riesame, dopo il ricorso della Procura sulle richieste di misure non accolte dal gip. I pm hanno deciso di rinunciare a chiedere il carcere per Calamucci e per gli altri esperti informatici del gruppo, Massimiliano Camponovo e Giulio Cornelli. Quest’ultimo aveva già lasciato a inizio marzo gli arresti domiciliari, a cui era stato sottoposto dal 27 ottobre: per lui è stato disposto il solo obbligo di dimora a Reggio Emilia.
Per altre posizioni, invece, la Procura ha chiesto un aggravamento delle misure. In particolare, il carcere per due indagati a piede libero: l’ex carabiniere del Ros Vincenzo De Marzio e l’imprenditore Lorenzo Sbraccia, cliente di Equalize. Chiesti inoltre i domiciliari per il veneto Gabriele Pegoraro, esperto informatico che collaborava con Equalize. Lui ha negato di aver "esfiltrato" chat del campione Marcell Jacobs, ammettendo solo "ricerche da fonti aperte". E, parlando con i cronisti, ha delineato scenari inquietanti, già emersi con le intimidazioni subite dall’avvocata Antonella Augimeri, legale di Gallo e Calamucci, che sarebbe stata minacciata da De Marzio. "Temo per la sicurezza mia e della mia famiglia – ha spiegato Pegoraro – pure per i lavori che ho fatto anche per la polizia giudiziaria, ho paura che qualcuno si risenta".