Domenica 22 Dicembre 2024
COSIMO ROSSI
Politica

Il caso Boccia. Sangiuliano a palazzo Chigi ribadisce alla premier: mai usati soldi pubblici per lei

Il giorno più lungo: 45 minuti di spiegazioni a Meloni dopo l’ultimo video dell’influencer. L’opposizione: il ministro venga in Aula. Italia Viva raccoglie le firme per le dimissioni.

Roma, 4 settembre 2024 – Un’ora e mezza a Palazzo Chigi e il colloquio con la severissima premier Giorgia Meloni e poi il ritorno tra le mura del Collegio Romano. Ultimo e forse unico rifugio di quiete per il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, se è vero che a far stracciare la collaborazione con Maria Rosaria Boccia è stata l’ostilità tra le mura domestiche, come riferito ieri dal sempre informato e malizioso ex sottosegretario Vittorio Sgarbi.

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Sta tutto qui il caso Sangiuliano-Boccia: la promessa di un incarico di consulenza alla blogger, che negli ultimi tempi ha accompagnato sempre più spesso il ministro in sortite ufficiali con tanto di foto postate sui social, poi ritirata se non addirittura fatta stracciare. Un cambio di passo che non è andato giù alla 41enne imprenditrice di Pompei, che perciò ha iniziato a rispondere punto su punto alle smentite prima del ministro e poi anche della premier. Fino a smentire la difesa d’ufficio del ministro fatta lunedì in tv da Meloni. Che non ha certo preso bene la figuraccia.

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Boccia a pranzo con Sangiuliano

Dunque Sangiuliano è stato convocato a palazzo Chigi per la ’rampogna’ da parte di una premier che pure dell’insindacabilità delle abitudini private ha fatto un marchio di famiglia e di governo. E lui, Sangiuliano, non ha potuto che difendersi ribadendo la sua verità: "Mai un euro del ministero, neanche per un caffè, è stato impiegato per viaggi e soggiorni della dottoressa Maria Rosaria Boccia che, rispetto all’organizzazione del G7 Cultura, non ha mai avuto accesso a documenti di natura riservata". Ma la frittata è fatta: è costituita da quella lunga teoria di foto sorridenti che dai social sono approdate ai rotocalchi.

Dopo aver smentito tanto Sangiuliano che Meloni, cui chiede di esser chiamata con la dignità di donna di nome e cognome, Boccia rincara definendo la "toppa peggio del buco". Mai pagato neanche un caffè? Lei pure: "Io non ho mai pagato nulla, mi è sempre stato detto che il ministero rimborsava le spese dei consiglieri tanto che tutti i viaggi sono sempre stati organizzati dal Capo segreteria del ministro".

Anche se alcuni organizzatori degli eventi, come il Taobuk di Taormina, certificano che Boccia "ha provveduto personalmente al pagamento del viaggio e dell’albergo". Da verificare gli altri. E in quanto alla partecipazioni a riunioni sul G7? "Non abbiamo mai fatto riunioni operative? Sopralluoghi?". E la nomina? "Siamo sicuri che non ci sia stata? A me la voce che chiedeva di strappare la nomina sembrava femminile... la riascoltiamo insieme?", scrive allusiva Boccia in uno dei suoi post fiume. Sangiuliano dice di aver accolto perplessità del gabinetto sul potenziale "conflitto di interesse"? E "quando li avrebbe riscontrati? Durante le vacanze estive? Sotto l’ombrellone ha verificato i miei potenziali conflitti di interesse? E soprattutto quali sono?" chiede Boccia ancora allusiva.

Qui si apre il capitolo famigliare. Dagospia ipotizza addirittura che sia stata la moglie di Sangiuliano a chiedere di stracciare la collaborazione. Più affidabile, per l’ex sottosegretario Sgarbi "non è vero che il capo di gabinetto ha bloccato la nomina. È capitato qualcosa di privato: la serie di foto di Sangiuliano e Boccia, ha creato una impuntatura privata". Insomma: la coniuge del ministro si sarebbe messa di traverso. Perché, chiosa Sgarbi, si tratta di "un pasticcio legato all’infatuazione verso questa donna".

Ma ormai Boccia non si tira più indietro dalla fama conquistata e Sangiuliano rischia di affondare. Mentre tace la Lega, FdI difende d’ufficio il proprio ministro, ma Forza Italia chiede chiarimenti. E l’opposizione carica ovviamente lancia in resta con interrogazioni, come quella del Verde Angelo Bonelli, e raccolte di firme, come quella promossa da Ivan Scalfarotto di Italia Viva per chiedere le dimissioni del ministro.

"È una vicenda grave che disonora le istituzioni", sottolinea la dem Irene Manzi, ipotizzando che Sangiuliano possa esser vittima di "un probabile ricatto". Mentre Avs chiede di verificare se la donna "abbia usufruito della auto blu e perché il ministro Sangiuliano abbia richiesto a luglio il cambio scorta senza dare spiegazioni". Intanto per oggi è previsto un Consiglio dei Ministri. Dunque, forse, secondo round.