Venerdì 20 Dicembre 2024
COSIMO ROSSI
Politica

Il Campo largo. Schlein soddisfatta, ma l’alleanza con M5s è ancora in salita

La batosta dei grillini di Conte complica l’intesa strutturale coi dem. Sul fronte interno Pd successo della minoranza riformista: 14 eletti su 21.

Il Campo largo. Schlein soddisfatta, ma l’alleanza con M5s è ancora in salita

"Giorgia, stiamo arrivando". Parafrasa se stessa Elly Schlein per rivendicare l’affermazione dem nell’urna europea. E a ragion veduta. Visto che il Pd è il solo partito a poter vantare un incremento di (250mila) voti rispetto alle politiche di 20 mesi fa. Eccezion fatta per l’exploit di Avs in larga parte dovuto alla campagna libertaria in favore di Ilaria Salis. They didn’t see Us coming, non ci hanno visti arrivare, suonava la citazione della femminista americana Lisa Levenstein portata alla ribalta delle cronache in occasione del successo alle primarie Pd da parte di Schlein nel febbraio dello scorso anno. "Stiamo arrivando", manda a dire oggi la segretaria dem. In forza del fatto di aver accorciato da 2 a 1 milione la differenza di voti col partito della premier: dai 6,7 di FdI ai 5,6 del Pd. Che in più guadagna 250mila preferenze rispetto alle politiche del 2022, mentre il partito di Meloni perde 600mila voti.

Per non dire del fatto che i 5 Stelle di Giuseppe Conte lasciano sul campo 2 milioni di consensi. Secondi soli al milione e mezzo di voti dilapidati, tra Azione e Sue, dal terzo polo.

Giacca celeste, camicia azzurra, sorriso che ne fa la forza più efficace, la leader dem annota l’incasso insieme alle domande dei cronisti nel salone all’ultimo piano del Nazareno. "Ci siamo sentite, come normale che sia, per farci i complimenti per i reciproci risultati positivi", dice Schlein a conferma della legittimazione bipolare voluta anche dalla premier. Forte del 24% e ancor più dei quasi 15 punti sull’alleato-competitor Giuseppe Conte, la segretaria del Pd fa dovuta professione d’indefessa testardaggine "unitaria" in prospettiva di campo largo. Intento sincero quando complicato dai rapporti di forza. Ammessa la sconfitta nelle urne, non si può confidare che l’ex premier renderà facile la costruzione dell’alleanza progressista che a parole propugna. Conte pensa ancora di avvantaggiarsi del consenso personale per far valere la propria, sempre meno plausibile, candidatura alla premiership. Per non dire delle rimarchevoli differenze dal Pd soprattutto in tema di politica internazionale e sostegno militare all’Ucraina.

Nelle dinamiche interne, del resto, l’area riformista degli amministratori e i maggiorenti territoriali si è largamente affermata nei voti di preferenza. Dei 21 eletti nell’europarlamento, la minoranza dem ne vanta 14, con importanti prove di forza da parte del governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini e del sindaco di Bari Antonio De Caro. A sancire che la vittoria del Pd è stata determinata dal pluralismo interno al partito e il contributo degli amministratori. Dato per consolidato il rapporto con Avs, la leadership dem deve avviare il doppio dialogo col M5s e coi centristi del Terzo polo. Dove l’area laica di +Europa già guarda al prossimo approdo verso il Nazareno, così come quella di Azione, mentre i renziani di Iv sono più recalcitranti e sedotti dalle sirene di FI.