Giovedì 30 Gennaio 2025
COSIMO ROSSI
Politica

Il braccio di ferro. Parlamento bloccato. L’opposizione si ribella

I lavori a Montecitorio e Palazzo Madama sospesi fino alla prossima settimana. Schlein: "Il governo deve dire la verità al Paese, continueremo a insistere".

Elly Schlein, 39 anni, segretaria del Partito democratico del 12 marzo del 2023, siede sui banchi di Montecitorio

Elly Schlein, 39 anni, segretaria del Partito democratico del 12 marzo del 2023, siede sui banchi di Montecitorio

Tilt. Crash. Break up, blocco, impasse. Lavori sospesi e tutti a casa sino a martedì. Opposizione sulle barricate e maggioranza in trincea, lo scontro politico-giudiziario sul caso del fermo e il ratto rimpatrio sulle ali di Stato del cittadino e generale libico Njeem Osama Almasri Habish – meglio noto come AlMasri – si risolve in 120 ore di armistizio armato della dialettica e l’azione parlamentare.

È quanto stabilito ieri dalle conferenze dei capigruppo di Camera e Senato, che torneranno a riunirsi rispettivamente alle 13 e alle 15 del 4 febbraio. Una polemica al calor bianco, che non solo frustra il diritto e il legittimo interesse di cittadini e Parlamento "a essere informati" sulla vicenda, come rileva Giovannni Donzelli per FdI. Ma nelle cui more salata anche la convocazione per la nomina di ben 4 giudici costituzionali, il cui plenum attende da oltre un anno di essere completato. Non è un caso che, al netto della vicenda AlMasri, il Quirinale segua con estrema preoccupazione la "semiparalisi" istituzionale, oltre che il conflitto, sempre deprecato, tra politica e magistratura.

L’imprevisto cortocircuito politico-mediatico-giudiziario venutosi a creare sul caso AlMasri è una mezza tempesta perfetta. I ministri dell’Interno, Matteo Piantedosi, e della Giustizia, Carlo Nordio, avrebbero dovuto riferire ieri sul caso del bieco generale libico fermato lo scorso 19 gennaio a Torino (al termine di un soggiorno anche in altri Paesi europei) su mandato della Corte penale internazionale dell’Aja, ma frettolosamente rimpatriato tramite provvedimento di espulsione e volo di Stato causa di non meglio precisate irritualità burocratiche. E fin qui tutto ok.

A seguito però di un esposto-denuncia presentato dell’avvocato (ex sottosegretario alla giustizia del governo Prodi 2 e senatore dell’Italia dei Valori) Luigi Li Gotti, la premier Giorgia Meloni, i ministri di Giustizia Nordio e dell’Interno Piantedosi, il sottosegretario con delega ai servizi Alfredo Mantovano sono stati indagati per "favoreggiamento e peculato" dal procuratore di Roma Francesco Lo Voi. Con il che il caso è deflagrato in almeno due direzioni: quella politica e quella giudiziaria. Tenute però insieme dalla dimensione mediatica, che ormai domina largamente sulla sfera istituzionale, scavalcandone e sottraendone le funzioni proprie.

La premier Meloni informa a mezzo social di essere oggetto di indagine, non senza polemizzare con la magistratura. E i ministri Nordio e Piantedosi, essendo indagati, si chiamano fuori dall’informativa parlamentare. "Non andremo avanti con i lavori finché il governo non chiarirà i contorni della vicenda, che non è solo giudiziaria, ma essenzialmente politica e molto grave", annuncia il capogruppo dei senatori Pd Francesco Boccia. Le opposizioni sfidano letteralmente il governo a riferire in Parlamento. "Giorgia Meloni e i suoi ministri dovevano venire a spiegare davanti al Paese perché è stato liberato e rimandato in Libia un torturatore libico che era stato arrestato per mandato della Cpi", manda a dire la segretaria del Pd Elly Schlein sempre a mezzo social network. E Giuseppe Conte affonda: "Chi libera AlMasri si rende suo complice morale".

Frattanto però il Parlamento è paralizzato. E per l’ennesima volta va a vuoto la convocazione per l’elezione del plenum della Corte costituzionale, che da 15 mesi attende la sostituzione di un giudice e da 3 quella di altri tre componenti.

Ieri il governo ha nominato Giulia Bongiorno, avvocata presidente della Commissione giustizia della senato, per la difesa davanti al tribunale dei ministri. In caso di mancata archiviazione, saranno poi le Aule di Camera e Senato a doversi pronunciare sull’autorizzazione a procedere per i membri del Governo.

L’esponente del Carroccio ha già difeso Matteo Salvini nel processo Open Arms. Ma una presidente di commissione che difende il governo suona sgrammaticato non solo alle opposizioni. Che ieri hanno portato in conferenza stampa le voci delle vittime della polizia libica per contestare il salvacondotto ad AlMasri.