
La segretaria dem Elly Schlein con il sindaco di Roma Roberto Gualtieri (ImagoE)
Roma, 17 marzo 2025 – Più Europa, meno guerra e tutti giù per terra. Perché, al di là delle professioni di principio e di partito, l’opposizione parlamentare è più confusa ancora dell’appariscente quanto effimera manifestazione portata in scena sabato nella ricolma piazza del Popolo: eccellente attestato di europeismo quanto disarmante dimostrazione di eclettismo, dal pacifismo integrale al militarismo nazionale e financo nazionalista, dal ReArmEu al No Pax.
Posto quindi che la maggioranza di governo trovi la necessaria unità sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo del prossimo fine settimana – il che è obbligato, ma nient’affatto del tutto scontato –, domani al Senato e ancor più dopodomani alla Camera le opposizioni si presenteranno più che mai divise alla meta del giudizio sul piano di riarmo e difesa europea. Scontati il giudizio contrario di 5 Stelle e Avs e il consenso delle componenti riformiste come Azione e +Europa, il Pd di Elly Schlein si trova ad affrontare un vero psicodramma in tema di sostegno ai progetti militari europei. La divisione politica sarebbe quasi inconciliabile se non fosse per ragioni di opportunità politica.
Il voto al Parlamento europeo della settimana scorsa, del resto, lo ha sancito 11 a 10. Per un solo voto il gruppo si è schierato in modo critico rispetto al progetto ReArm dalla parte della segretaria Schlein. Tema che si ripercuote anche sui gruppi parlamentari nazionali, chiamati a esprimersi nelle prossime 48 ore sulle comunicazioni di Meloni e le relative mozioni.
A palazzo Madama, dove la premier riferirà domani, il rischio di divisione è in vero sventato dal fatto che in caso di approvazione della mozione della maggioranza quelle delle opposizioni vengono precluse: non vengono cioè sottoposte al voto.
Diverso il discorso a Montecitorio. Alla Camera vengono votate tutte le mozioni. In casa Pd si sta perciò lavorando a un testo unitario: un capolavoro d’insipienza per sostenere che è meglio la vita della morte e la pace della guerra, badandosi bene dall’esprimersi sul nodo ReArm, Ma potrebbe essere il voto sulla mozione 5 stelle a chiamare allo scoperto i parlamentari dem nel caso in cui venisse votata per punti. A meno che il Pd non decida di astenersi per evitare divisioni, in quel caso si potrebbero verificare e misurare le differenze interne al gruppo parlamentare a cominciare dal piano ReArmEu.
Stamani si svolgerà la prima riunione informale dei parlamentari dem coi parlamentari delle commissioni competenti, Esteri in primis. A detta dei ben informati ancora un testo di risoluzione non c’è. Domani poi si dovrebbero riunire i gruppi alla presenza anche della segretaria e deputata per cercare di adottare una posizione unitaria.
Le fatiche della maggioranza dovrebbero finire per aiutare i dem. Che tuttavia vivono una fase molto più critica di quanto non attestino le generiche manifestazioni europeiste di piazza. Dall’establishement europeo al Quirinale spira infatti un certo malumore per la posizione critica assunta dalla segretaria Schelin a scapito anche di tutto il gruppo socialista europeo di S&D. E non è per niente scontato che perciò la leadership del Nazareno non pervenga a più miti consigli sul piano di riarmo europeo. O che invece si produca quella frattura con l’area riformista moderata che gli ex dc ulivisti, guidati da Romano Prodi e organizzati da Pierluigi Castagnetti, vagheggiano di federare sotto la guida di Paolo Gentiloni.