Giovedì 21 Novembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

I tempi del Pnrr Accordo con la Ue, terza rata in arrivo Slitta mezzo miliardo

L’Italia incasserà 18,5 miliardi. Gentiloni: ci vorrà qualche settimana. L’agenzia di rating S&P: "Roma in ritardo sull’utilizzo delle risorse".

I tempi del Pnrr  Accordo con la Ue,  terza rata in arrivo  Slitta mezzo miliardo

I tempi del Pnrr Accordo con la Ue, terza rata in arrivo Slitta mezzo miliardo

di Antonella Coppari

Evviva. La terza rata del Pnrr, sospiratissima, arriva. O meglio arriverà ai primi di settembre. Non tutta, però. Ai 19 miliardi previsti mancheranno 519 milioni, quelli legati alla costruzione di 7.500 alloggi per gli studenti, obiettivo mancato dal governo. Soldi che verranno spostati nella quarta che lievita fino a 16,5 miliardi, sempre che le condizioni per la realizzazione delle residenze universitarie (il numero parziale viene cancellato, dovranno comunque essere 60mila entro il 2026) siano soddisfatte. Il ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto – protagonista dell’intesa –, la premier e tutta la cabina di regia brindano comunque: sia perché è importante che il grosso della somma (18,5 miliardi) entri in cassa, sia perché la cifra mancante non è cancellata ma rinviata.

L’opposizione tuttavia mitraglia: decine di commenti che ripetono lo stesso concetto. Valga per tutti quello di Elly Schlein: "Si dimostra la grande incapacità di questo governo di gestire questo grande piano unico e irripetibile di investimenti per il nostro paese; il Pd è pronto a dare una mano, ma abbiamo bisogno di vedere uno scatto di questo governo". La risposta della maggioranza è sullo stesso tono: il presidente dei deputati FdI, Tommaso Foti, irride la minoranza che "dopo avere per mesi gufato, sperando di potere festeggiare il diniego da parte della Commissione europea sul pagamento della terza rata, deve collezionare l’ennesima sconfitta". Si tratta di pura propaganda. Il governo ha molte ragioni di essere soddisfatto, e del resto il commissario europeo, Paolo Gentiloni, conferma: "Penso che la soluzione sia molto positiva. Abbiamo lavorato sodo, in modo costruttivo, i soldi arriveranno nelle prossime settimane". Il problema in realtà non sta tanto nel mezzo miliardo in meno, anche se l’esecutivo aveva assicurato più volte che l’obiettivo era stato raggiunto e non sarebbe andato perso neanche un euro della terza rata, il nodo vero sta nel doppio segnale che la Commissione ha voluto mandare. Negare dopo mesi una parte, pur se limitata, della terza rata, conferma il monito lanciato una settimana fa proprio da Gentiloni: "La Commissione non procederà mai all’esborso se non saranno raggiunti gli obiettivi e se non ci saranno dei risultati". Per dire: l’agenzia di rating Standard&Poor’s nutre seri dubbi sulla nostra capacità di andare a dama nei tempi: "Spagna e Italia sono in ritardo sull’utiizzo dei fondi: finora hanno utilizzato, rispettivamente, il 10 e il 20%".

Poi, Bruxelles ricorda implicitamente che gli obiettivi devono essere omogenei al traguardo fissato dal Recovery plan e che non possono essere modificati a piacere come almeno un po’ il governo italiano medita di fare. Il Recovery deve servire a garantire la transizione verde ecologica, e nessuna modifica può mettere in discussione quel traguardo. Non è un caso che l’avvertimento arrivi alla vigilia della proposta di modulazione del Pnrr che il governo dovrà presentare entro il 31 agosto e in una fase segnata dalla tendenza presente in Europa e cavalcata dalla destra a ridimensionare la portata della transizione.

Qualche interrogativo pende anche sulla quarta rata. L’esecutivo finge di darla per scontato: non è così. Le 10 proposte di modifica (11 con quella odierna) già presentate alla Commissione dovranno essere vagliate, discusse e eventualmente trattate sia con la Commissione sia con il Consiglio.

È vero che c’è a monte un’intesa di massima con Bruxelles ma non è escluso che le verifiche e gli eventuali interventi chiesti dall’a Ue implichino tempi lunghi. Insomma, se la terza rata finalmente arriverà ai primi di settembre non è detto che la quarta entri in cassa a dicembre. In tal caso, il governo sarà costretto a rimettere mano al bilancio di quest’anno. Da qualche parte quei 16,5 miliardi devono uscire fuori entro la fine dell’anno.