Domenica 19 Gennaio 2025
PIER FRANCESCO
Politica

I riformisti a Orvieto. Gentiloni incalza Schlein: "Si occupi di sicurezza"

Occhi puntati sull’assemblea di Libertà eguale, anima liberal della sinistra. L’ex commissario Ue è la guest star della kermesse organizzata da Ceccanti. Il suo monito: "Non si può delegare ad altri la rappresentanza del centro". .

Occhi puntati sull’assemblea di Libertà eguale, anima liberal della sinistra. L’ex commissario Ue è la guest star della kermesse organizzata da Ceccanti. Il suo monito: "Non si può delegare ad altri la rappresentanza del centro". .

Occhi puntati sull’assemblea di Libertà eguale, anima liberal della sinistra. L’ex commissario Ue è la guest star della kermesse organizzata da Ceccanti. Il suo monito: "Non si può delegare ad altri la rappresentanza del centro". .

De Robertis

I democristiani non sono mai morti, e in fondo Paolo Gentiloni è stato sempre un democristiano. Così con il linguaggio felpato degno dei tempi gloriosi della Repubblica che d’altro canto lo ha sempre contraddistinto, al termine di un’ora di discorso sulla politica estera e il debito europeo (i titolisti delle agenzie stavano già tagliandosi le vene), l’ex premier ha piazzato le due zampate che faranno discutere, e che potrebbero riaprire un po’ di questioni all’interno del Pd, e non è detto che tuttto si fermi lì. Durante l’annuale convegno di Libertà Eguale (l’associazione di Morando, Toni e Ceccanti che riunisce l’anima liberal e socialista della sinistra) in cui figurava come la guest star e che rappresentava di fatto il suo ritorno alla politica italiana, Gentiloni ha prima lodato la segretaria dem Elly Schlein (un topos letterario per ogni democristiano che voleva attaccare un avversario) e poi ha sganciato il suo siluro.

"Il Pd deve tornare a occuparsi di sicurezza, la sicurezza è un bene comune, basta far vedere che siamo nemici delle forze dell’ordine". Nei giorni di Ramy, delle continue polemiche nazarene contro la polizia, un vero attacco ad alzo zero. Allargando poi il discorso anche al controllo dell’immigrazione. Sostanzialmente una contronarrazione rispetto a uno dei temi più identitari del radicalismo scheileniano, su cui peraltro negli anni scorsi il Pd si era lacerato (citofonare Minniti). Per non farsi mancare niente e far capire a tutti che da oggi si inizia a suonare un’altra musica, Gentiloni ha anche avuto qualche battuta sulla tattica politica della segretaria, spiegando che "non è possibile delegare ad altri la rappresentanza del centro" e sull’attenzione da riservare ai temi della crescita.

Gentiloni ha delineato in sostanza una vera agenda riformista, che di fatto lo proietta a raccogliere il grido di chi cercava un leader per le truppe riformiste così sparse. Finora il mondo riformista nel Pd (che, ricordiamolo, guidato da Stefano Bonaccini aveva vinto il referendum tra gli iscritti) era rimasto sotto traccia, anche per la scelta bonacciniana di impersonare un’opposizione interna non conflittuale.

tra i due contemporanei convegni di ieri quello di Orvieto appare più eterogeno di quello di Milano, espressione definita della ex sinistra Dc e per questo più pronto a costituirsi in un’area precisa, ma è comunque un mondo che c’è (presenti numerosi esponenti dem, come Giorgio Gori, Roberta Pinotti, Valter Verini, Pietro De Luca che ha sottolineato l’importanza dei territori e degli amministratori locali). Serve (serviva) solo qualcuno in grado di radunarlo e dargli voce. Vedremo se quel qualcuno potrà essere Gentiloni, e se i due pezzi del riformismo dem che ieri si sono mostrati potranno dialogare o addirittura unirsi. Se per costituire una nuova corrente interna per chiedere più spazio nell’agenda dem e più pluralità (tradotto: più spazi tv adesso e più posti nelle liste domani), oppure se ci sarà la volontà o anche la forza di pensare a un nuovo soggetto moderato, contiguo ma estrerno al Pd (una sorta di Margherita due punto zero).

Tutte questioni complesse, cui al momento non è dato dare una risposta. La variabili sono molte, i personaggi in campo tanti (l’homo novus Ruffini, il protagonismo dei padri nobili che paiono averci ripreso gusto) e numerosi e imprevedibili sono i soggetti che afferiscono a quell’area e che certamente non vorranno abbandonare l’agone (Calenda, Renzi e altri a piacere). Tutto è molto fluido, ma la partita per il nuovo Pd che si chiuderà con le elezioni del 2027 (e le conseguenti liste elettorali) è aperta, di certo ieri qualcuno ha fischiato l’inzio del secondo tempo. La pax scleiniana dell’ultimo anno potrrebbe essere al termine, il caro vecchio Pd, fatto di discussioni e lotte intestine, è di nuovo tra noi.