Roma, 15 febbraio 2025 – In “Guerra e pace” il conte Rastopcin dice in un pranzo a casa del principe Bolkonskji che Napoleone si comporta con l’Europa come un corsaro su una nave catturata. Se si sostituisce il nome di Napoleone con quello di Trump, la valutazione, magari un po’ meno ruvida, non cambia. Siamo un’Unione di 450 milioni di abitanti, 110 milioni in più degli Stati Uniti. Siamo orgogliosi della nostra storia, della nostra civiltà e anche del nostro livello economico e tecnologico. Ma mai come in questo momento abbiamo avuto la percezione di essere un nano politico. Trump parla con Putin senza dirci niente e anche quando ci farà sapere qualcosa saremo irrilevanti. Eppure l’Ucraina è in Europa. È stata invasa dalla Russia tre anni fa accendendo una guerra che ha prodotto centinaia di migliaia di morti. Abbiamo avuto perfino soldati della Corea del Nord chiamati da Putin per combattere in territorio europeo. Eppure tutto questo sembra cancellato dalla realpolitik. Putin risorto ed elevato a interlocutore paritario sognando una nuova Jalta. Ma a Jalta, il 4 febbraio del ‘45, nella celebre foto accanto a Roosevelt e Stalin c’era Churchill, cioè l’Europa.
![Donald Trump sull'Air Force One al Palm Beach International Airport](https://www.quotidiano.net/image-service/view/acePublic/alias/contentid/YzI5NGUzYWEtMzhmZS00/0/donald-trump-sull-air-force-one-al-palm-beach-international-airport.webp?f=3%3A2&q=1&w=1280)
Nella foto che sarà scattata quando si incontreranno, Trump e Putin saranno soli. D’altra parte non dimentichiamo che Trump è un uomo d’affari e va al sodo. Il sodo è Putin. Che prezzo dovrà pagare Zelensky al quale noi italiani e noi europei assicureremo il nostro appoggio politico, economico e militare fino all’ultimo momento? Perché difendere l’Ucraina significa difendere l’Europa e non solo, come ha ribadito ieri alla Conferenza di Monaco Ursula von der Leyen. Ieri il presidente ucraino ha detto: "Non passerò alla storia per aver permesso l’occupazione dell’Ucraina". Non possiamo consentircelo nemmeno noi. Quel che colpisce e preoccupa è il fossato che divide gli Stati Uniti dall’Europa, mai così profondo dalla fine della Seconda guerra mondiale. Se il vicepresidente americano Vance arriva a dire che la censura nell’Unione europea è una minaccia più grave di Putin, siamo a una svolta pericolosa. Ripulisce e onora l’immagine dello zar che in altri momenti non si sarebbe permesso di far insultare il nostro presidente della Repubblica.
In una situazione così drammaticamente ingarbugliata, che c’entra Riad? C’entra perché qui probabilmente si terrà lo storico incontro tra Trump e Putin sull’Ucraina. Con grande abilità, il trentottenne principe Mohammad bin Salmam, che sta modernizzando l’Arabia Saudita con investimenti colossali, anche italiani ("Si apre una pagina nuova", ha detto incontrando sotto una tenda ad Al Ula Giorgia Meloni), ha un fortissimo rapporto con gli Stati Uniti, ha finanziato generosamente l’Ucraina, ma ha anche un ottimo rapporto con Putin, soprattutto per ragioni petrolifere. Trump ne ha approfittato, ma ha chiuso ogni possibile coinvolgimento saudita e comunque arabo per il futuro di Gaza. Vuole una pericolosa ‘pax americana’ senza interferenze. Qui è stata respinta con decisione l’idea di cacciare i palestinesi dalla Striscia per ricostruirla. E poiché senza soluzione del problema palestinese l’Arabia Saudita non firmerà gli ‘accordi di Abramo con Israele’, MBS – come chiamano qui il principe regnante – ha convocato un vertice dei paesi arabi ‘moderati’ per evitare che si passi da una guerra all’altra.