Lunedì 23 Dicembre 2024
CLAUDIA MARIN
Politica

I numeri della Nadef. Rallenta l’economia, cresce l’indebitamento. Torna l’incubo spread

Oggi il Consiglio dei Ministri sulle modifiche al documento di economia e finanza. Il verdetto dell’Europa: il Superbonus peserà solo sul bilancio del 2023.

I numeri della Nadef. Rallenta l’economia, cresce l’indebitamento. Torna l’incubo spread

A meno di sorprese, il governo sceglie la via della "prudenza" nella messa a punto dei numeri della cosiddetta Nadef (la Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza) all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di oggi. Cifre e percentuali che saranno alla base della legge di Bilancio per il prossimo anno. E che sono dettati dal rallentamento della crescita del Pil e dalle tensioni sui mercati, che colpisce soprattutto i titoli di Stato italiani, con lo spread a 193 punti, sui livelli di marzo, e il rendimento del Btp decennale al 4,73% ai massimi da fine 2022. Anche se, al dunque, con un aumento del deficit per il 2024 si dovrebbe potere arrivare a uno spazio di intervento di circa 8-10 miliardi da destinare alla priorità delle priorità: il taglio del cuneo fiscale.

UN QUADRO

A LUCI E OMBRE

Si profila, dunque, una revisione al ribasso delle stime della crescita dell’Italia, con una diminuzione del Pil sia per il 2023 sia per il 2024 rispetto alle previsioni contenute nel Def di aprile scorso e una possibile variazione al rialzo del rapporto deficitPil. Ma almeno il fardello del Superbonus scaricherà tutti i suoi effetti sul 2023. È con queste premesse che il governo lima le stime sul deficit 2024 e quindi la base di partenza della prossima manovra di bilancio. Premesse che dovrebbero determinare, però, la possibilità di ricavare proprio dalla leva del deficit un tesoretto che potrebbe aggirarsi anche sugli 8-10 miliardi.

L’ECONOMIA RALLENTA

L’andamento dell’economia si sta rivelando meno positivo del previsto, sia per quest’anno sia per il prossimo. Tanto che nella Nadef il governo si appresta a fissare per il 2023 un Pil in crescita solo dello 0,8%, rivedendo al ribasso il +1% indicato ad aprile nel Def. Per il 2024 il dato tendenziale, ovvero la base di partenza per calcolare la stima del Pil programmatico, si aggirerebbe invece intorno all’1% rispetto all’1,4% stimato nel Def.

IL FARDELLO

DEL SUPERBONUS

Il verdetto di Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione Europea, sul Superbonus è arrivato nella tarda mattinata di ieri. I crediti fiscali relativi a quest’anno vanno classificati "come pagabili nel 2023": ciò significa che l’impatto sul deficit dei bonus attivati nel 2023 sarà solo sul 2023. Una notizia positiva, se si considera che quest’anno è ancora salvo dai vincoli delle regole europee.

I MARGINI PER LA MANOVRA

L’effetto combinato del rallentamento dell’economia e della decisione europea sul Superbonus è quello di far lievitare l’indebitamento 2023 fino al 5-6%, rispetto al 4,5% indicato ad aprile. Ma, sul fronte del deficit per il 2024 la situazione si rivelerebbe più favorevole, perché l’orientamento sarebbe di alzare l’asticella rispetto alle stime di aprile scorso. Fino a un deficit tendenziale al 3,7-3,8% e a un deficit programmatico al 4,2-4,3%: e questo favorirebbe la liberazione di risorse per circa 8-10 miliardi da destinare in primis al taglio del cuneo fiscale. Dunque, sarà una Nadef "come sempre di responsabilità, come è nei tratti caratteristici di questo governo: rigore sui conti", spiega alla vigilia il sottosegretario all’Economia Federico Freni.

IL RISCHIO

DEBITO E SPREAD

Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, però, resta preoccupato per l’effetto della stretta sui tassi e i 14-15 miliardi di interessi tolti alle possibili risorse per il prossimo anno. E, del resto, l’andamento dello spread e dei titoli pubblici non lasciano ben sperare.

UNA MANOVRA "LEGGERA"

La mole delle risorse consentirà di definire meglio il menù delle misure, ma al momento sono sicuri il taglio del cuneo fiscale e le misure per la natalità e le famiglie: per tutto il resto, dalle pensioni alla sanità, dalla riduzione delle aliquote Irpef alla detassazione delle tredicesime, fino all’una tantum per la Pa c’è quindi da attendere. Il problema è che se la manovra arriverà a 20-30 miliardi di euro, solo la metà o anche meno potranno arrivare dall’incremento del deficit per il 2024, mentre circa 10 mila sono tutti da trovare. E non farà un’opera agevole da compiere.