Due settimane dopo la sua morte, il corpo di Alexei Navalny, l’oppositore numero uno di Vladimir Putin, ha finalmente trovato pace. Lo stesso non si può dire per le decine di migliaia di persone che hanno sfidato il regime e che ieri mattina si sono recate a salutarlo per l’ultima volta alla periferia meridionale di Mosca. Gli arresti, circa una cinquantina, sono stati sostanzialmente limitati, ma il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha garantito che chi parteciperà a manifestazioni in ricordo del dissidente verrà trattenuto, perché si tratta di proteste non autorizzate. In effetti, per la legge russa Navalny è morto come estremista, nemico della patria, condannato a oltre 20 anni di carcere. Una narrazione creata ad hoc dal cerchio magico di Putin ma che non ha convinto una parte, seppure minoritaria, della Russia. La Piazza Rossa ce l’ha messa tutta fino all’ultimo perché il funerale fosse il più deserto possibile e partecipasse il minor numero di persone.
Il corpo del dissidente ha lasciato l’obitorio con due ore di ritardo. Grazie alle pressioni del Patriarcato Ortodosso di Mosca, la messa funebre è stata celebrata a tempo di record. Nella piccola chiesa dell’Icona della Madre di Dio sono state fatte entrare appena 300 persone, con buona pace di quelle che si erano messe in coda fin dalle prime ore di un gelido mattino moscovita. Ma la funzione è durata talmente poco che alla fine non hanno potuto nemmeno salutare la salma, come prevede la tradizione ortodossa. La bara è stata chiusa in fretta e furia dal solerte parroco, che evidentemente temeva l’ira del patriarca Kirill. Le note di ‘My Way’ e della colonna sonora di ‘Terminator 2’ – il film preferito di Navalny – hanno accompagnato la sepoltura. Nel suo ultimo viaggio, Navalny non ha potuto essere accompagnato dall’amatissima moglie Yulia e nemmeno dai suoi figli, Daria e Zachar, da suo fratello Oleg e dai suoi più stretti collaboratori. Si trovano tutti all’estero, per evitare di finire nelle prigioni russe e fare la stessa fine di quel giovane che per oltre un decennio aveva dato una luce di speranza a molti.
La moglie ha pubblicato un video sui social in cui ringraziava il marito per "i 26 anni di felicità assoluta", promettendogli di continuare la sua attività politica. Tutto il peso della giornata lo ha portato la mamma del dissidente, Ljudmila Navalnaya, che, insieme con il marito Anatoly hanno partecipato alle esequie, stretti in un dolore dignitoso e pieno di contegno, forse confortati da quello che succedeva fuori. Migliaia di partecipanti, oltre a scandire il nome dell’ex politico di opposizione, hanno anche urlato slogan contro la guerra e contro il presidente Putin, definito senza troppi complimenti "assassino" davanti a decine di agenti di sicurezza. L’ong Ovd-Info ha reso noto che sei persone sono state fermate nella capitale, tra cui un dirigente locale del partito progressista Yabloko, Andrei Morev, bloccato in metropolitana mentre rientrava dai funerali. Secondo la stessa fonte, almeno 128 persone sono state fermate durante commemorazioni in 19 città russe. Scene da una Russia che resiste, dove però Navalny rischia di trasformarsi in un martire senza seguito.
Di certo, però, si tratta di un martire che ha fatto paura fino all’ultimo e se nella funzione religiosa si è riuscito a porre un freno concreto alla presenza per il cimitero non c’è stato niente da fare. Una volta coperta la bara e calata nella fossa, centinaia di persone sono transitate dalla zona per buttare un pugno di terra, lasciare un fiore, salutare Navalny per l’ultima volta, nonostante la polizia sgomberasse periodicamente la zona dagli omaggi floreali e spintonasse di chi si tratteneva oltre a quello che veniva considerato il necessario.
Fra i partecipanti, oltre ad alcuni nomi della politica russa c’erano anche i diplomatici degli Stati Uniti e di alcuni Paesi europei, fra cui l’Italia, ai quali la polizia ha vietato di entrare in chiesa e che hanno voluto omaggiare la memoria dell’ex politico di opposizione lanciando un fiore al passaggio del feretro.
Il Cremlino ha dichiarato di non aver nessun commento da fare sulle esequie del dissidente. E di questo non c’è da sorprendersi. Il timore di Putin, però, è che Navalny possa continua a fare paura anche da morto, anche se ripercussioni sul voto che si terrà dopodomani sono da considerarsi ampiamente improbabili. Non rimane altro che organizzarsi dall’estero per essere pronti a colpire quando Putin darà segni di cedimento. L’unica speranza sul breve termine è che la Russia perda la guerra in Ucraina. Un’eventualità del genere potrebbe portare il cerchio magico della Piazza Rossa a cercare un’alternativa a Putin. Anche se chissà a quel punto cosa potrebbe capitare.