PIER FRANCESCO DE ROBERTIS
L’ITALIA è una repubblica fondata sul diritto acquisito. Quale diritto non importa, l’importante è che sia acquisito. Se hai menato tua moglie una volta e nessuno ti ha detto niente, zac!, puoi farlo anche una seconda, o una terza. E’ un diritto acquisito. Se hai costruito una palazzina in mezzo al greto di un torrente che esonda e allaga la pianura circostante, è un diritto acquisito e nessuno te lo tocca. Se sei andato in pensione a quindici anni sei mesi e un giorno e così mandi in malora i conti pubblici, è un diritto acquisito. SE da parlamentare o da consigliere regionale ti sei costruito un evidente privilegio nella forma di un bel vitalizio su misura è un diritto acquisito, anche se a prenderlo sono più gli inquisiti che gli sconosciuti al casellario giudiziario. E se poi va a finire che di diritto acquisito in diritto acquisito va tutto a schifìo, «chettenefotteate» direbbe un maestro del pensiero come Antonio Razzi. Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato. Adesso però sarà forse arrivato il momento di porselo qualche interrogativo su questi fantomatici diritti acquisiti, e di chiedersi se siano veramente intoccabili.
NON solo perché erano stati acquisiti male, spesso sul filo sul diritto ma il più delle volte in barba alla giustizia, ottenuti con veloci furberie, ma perché se sono acquisiti e immutabili i diritti dei consiglieri regionali o dei parlamentari sui vitalizi, come quelli di tanti superbaby pensionati, perché non rendere intoccabili anche quelli di chi invece il posto di lavoro lo perde o subisce pesanti decurtazioni agli stipendi? Deve essere intoccabile solo il vitalizio oppure può esserlo anche un operaio o un impiegato che invece vengono licenziati? E’ giusto scaricare su quelli che verranno dopo le furberie, i privilegi, i giochi di prestigio di chi è stato di mano e testa più veloce? La risposta è semplice: no. Sempre ingiusto, in tempi di crisi addirittura contro buongusto e natura.