Venerdì 14 Marzo 2025
REDAZIONE POLITICA

Huawei e i lobbisti. Perquisizioni e sigilli al Parlamento europeo

La finanza belga indaga per corruzione. Coinvolto un assistente parlamentare di Forza Italia .

I sigilli apposti all’ufficio di un assistente parlamentare di Renew. La stessa cosa è avvenuta per un assistente azzurro del Ppe

I sigilli apposti all’ufficio di un assistente parlamentare di Renew. La stessa cosa è avvenuta per un assistente azzurro del Ppe

Si chiama ‘Génération’ l’operazione che ha visto un centinaio di poliziotti belgi perquisire ventuno abitazioni tra Bruxelles, la Vallonia e le Fiandre. Al centro c’è la società cinese Huawei con i suoi lobbisti in azione al Parlamento Europeo. Sospettati di aver corrotto con tangenti e regali ex e attuali eurodeputati, alla fine ne sono stati fermati sette.

A questi si aggiunge un altro fermo in Francia, mentre altre perquisizioni sono state realizzate in Portogallo e nel Parlamento europeo. I sigilli sono arrivati agli uffici di due assistenti parlamentari legati a Forza Italia e ai liberali di Democratic Bulgaria. Il copione sembra simile a quello del Qatargate che vede ancora coinvolti parlamentari ed ex europarlamentari di S&D e del Pd. I reati in questo ultimo caso sono corruzione, falsificazione di documenti, riciclaggio di denaro e organizzazione criminale.

La presunta trama segreta è quella tessuta dal lobbista italo-belga Valerio Ottati - alla guida degli affari Ue del colosso cinese delle tlc e in passato assistente parlamentare - per influenzare le decisioni della casa della democrazia Ue a favore degli interessi cinesi. La corruzione, nelle scarne comunicazioni offerte dalla procura federale, sarebbe andata avanti "in modo sistematico e molto discreto dal 2021, sotto le mentite spoglie di attività di lobbying commerciale".

Dietro la facciata, nella tesi degli inquirenti, si nasconderebbero però "trasferimenti di denaro per coprire spese di conferenze, vitto e alloggio, regali di valore", inclusi smartphone del brand cinese, "e inviti a partite di calcio" per seguire i match della storica squadra dell’Anderlecht al Lotto Park, dove Huawei può vantare una tribuna privata. Elargizioni e versamenti da alcune migliaia di euro, veicolati attraverso società portoghesi.

Un’operazione di influenza che la multinazionale fondata da Ren Zhengfei avrebbe intensificato dal 2019 nel tentativo di contrastare la crescente ostilità di Washington, determinata a spingere Bruxelles a tagliare fuori la compagnia di tlc cinesi dal mercato europeo. Tutte azioni che, dopo ore di silenzio, la società ha fermamente respinto facendo sapere di aver appreso "con grande serietà le accuse" e manifestando l’intenzione di voler comunicare "urgentemente" con la giustizia belga "per comprendere meglio la situazione", ribadendo la sua "tolleranza zero" per la corruzione.

Ppe e Renew hanno preso subito le distanze. "Nessun tipo di utilità di qualsiasi genere è mai stata conferita a membri o componenti dello staff" e "nessun invito è mai stato raccolto, né per visite in Cina né per eventi allo stadio", ha garantito la delegazione europea degli azzurri assicurando massima cooperazione nel segno della "trasparenza assoluta". Stessi toni anche da Renew, il gruppo guidato dalla macroniana Valérie Hayer, che "sconcertato per i presunti illeciti" ha condannato "con fermezza qualsiasi forma di corruzione" ed esortato l’Eurocamera a collaborare senza riserve con la magistratura.