Domenica 24 Novembre 2024
SANDRO ROGARI
Politica

Guerra di legalità

PER NOSTRA sfortuna incombono questioni serie in Europa e nel mondo. Altrimenti la campagna elettorale per le amministrative, già avviata, a suon di accuse di mafiosità potrebbe persino garantirci qualche divertimento. Mica che un sindaco implicato o connivente o solo consapevole delle infiltrazioni mafiose nel suo comune non sia cosa seria. Per carità, è serissima. Ma la cosa diviene poco seria quando ci vengono a raccontare che i dirigenti del M5S, Di Maio, Di Battista e Fico in testa, non sapevano quello che stava accadendo nel comune di Quarto, salvo a fare del sindaco Capuozzo il capro espiatorio. E cosa ancor meno seria, anzi del tutto risibile, è che la direzione del Pd di Reggio Emilia chieda ora le dimissioni del sindaco di Brescello. La richiesta, infatti, è del tutto tempestiva, perché ben quindici (!) mesi fa, nel settembre 2014, tal sindaco Marcello Coffrini, sostenuto dal Pd, aveva dichiarato che il boss della ‘ndrangheta Francesco Grande Aracri, che vive nel paese di don Camillo e Peppone da trent’anni, «è una persona gentile, tranquilla ed educata». Infatti, lo sono spesso.

Quindi, con ritmi non proprio napoleonici, nel giugno 2015 si costituisce una commissione d’indagine per verificare le infiltrazioni mafiose nel comune. La commissione non ha ancora deliberato, ma Grillo ne ha anticipato l’esito facendo partire la campagna per le dimissioni di Coffrini, tanto per servire il Pd e oscurare i casi di Quarto. Segue pronto risveglio dei dirigenti del Pd di Reggio Emilia che rilanciano. Le dimissioni le chiediamo noi, dicono, non Grillo. Il quale non demorde e pubblica sul suo blog l’elenco, comune per comune, degli indagati del Pd e accusa la Rai nientemeno che di fascismo perché parla degli scandali del M5S, ma non di quelli del Pd. Ma non è Fico, sempre quel Fico con cui s’incontrava a fine settimana la Capuozzo, il capo della Vigilanza?

SE QUESTE sono le prime schermaglie di una infinita campagna elettorale, figurarsi poi. Per ora è un prendere comunque la scena e l’iniziativa di un duo che sta disegnando il nuovo bipolarismo all’italiana. Da un lato il partito per antonomasia di sistema, il Pd e, d’altro lato, il partito della protesta, ma che aspira a governare. È un bipolarismo nuovo di sapore antico. Ma, ahimè, senza le grandezze dei duelli dei tempi della prima Repubblica.

sandrorogari @ alice.it