Onorevole Michele Gubitosa, vicepresidente del Movimento 5 Stelle, a tre mesi dalla Costituente che ha sancito la frattura con l’autonomismo di Beppe Grillo, la scelta del campo progressista di centrosinistra va considerata organica?
"Si tratta di una decisione presa dai nostri iscritti. Abbiamo chiesto loro di esprimersi sul nostro futuro, ci siamo messi in gioco e abbiamo ricevuto grande partecipazione e moltissimi spunti. Ora va considerata una scelta definitiva. Del resto, si tratta di una conferma del lavoro del Presidente Conte e di tutto il gruppo dirigente".
Tra la nuova ‘desistenza’ proposta da Dario Franceschini e la reintroduzione del trattino ipotizzata da Romano Prodi tra un centro federato e Pd, 5 stelle, Avs, qual è per voi la formula migliore?
"Franceschini propone qualcosa che richiama esattamente ciò che è uscito dalla nostra Assemblea costituente e che i nostri iscritti hanno racchiuso nella dicitura ‘progressisti indipendenti’: l’obiettivo è mandare a casa questo governo fallimentare, ma ognuno con le proprie battaglie e la propria chiara identità. Quando sarà il momento, si potrà ragionare su un progetto comune che tenga conto delle nostre battaglie storiche. Si tratta di valori non negoziabili, su cui non accetteremo compromessi al ribasso".
Ma senza rappresentanza sociale e politica delle aree moderate il centrosinistra non rischia di rimanere al palo?
"Credo che si debba smettere di ragionare cercando di rappresentare aree di potere. Dobbiamo fornire ricette ai cittadini, che soffrono ogni giorno a causa dei fallimenti di questo governo: dobbiamo aiutare le famiglie che faticano a pagare le bollette, sostenere i lavoratori che avranno buste paga più leggere in seguito alla presa in giro del taglio del cuneo fiscale, tutelare le imprese che per colpa del governo vivono un incubo da oltre due anni. Se daremo queste risposte, raggiungeremo tutte le aree dell’elettorato, comprese quelle moderate".
Appunto per questo, non sarebbe prioritario anteporre le ragioni e le forme di un fronte unitario rispetto alla somma delle differenze?
"Appunto per questo, invece, è prioritario trovare sempre convergenze sulle tematiche".
Ma rispetto al centrodestra unito intorno alla premiership di Giorgia Meloni com’è possibile affrontare le elezioni senza una candidatura unitaria?
"Ripeto, non sono formule e candidati a interessarci: è la forza del progetto che conta. Ragioniamo sui temi, sulla nostra idea di Paese. Se ci troveremo d’accordo su quello, sono sicuro che formule e nomi verranno di conseguenza".
La ministra Daniela Santanchè afferma che lascerà nel caso di autorizzazione a procedere sulla distrazione dei fondi Inps. Per voi è sufficiente?
"No. Avrebbe dovuto lasciare mesi fa. Oggi chiederemo per l’ennesima volta la calendarizzazione della mozione di sfiducia. Noi non molliamo, ne va della credibilità delle istituzioni. Meloni continua la sua difesa corporativa, si tiene stretta i suoi ministri e alza loro lo stipendio, mentre tenta di rendere impossibile il lavoro della magistratura. Non capisce che in una vicenda così vergognosa non ci sono maggioranza e opposizione che tengano: è l’Italia che ci perde".
A suo avviso ci sono elementi affini tra il caso Almasri, il fermo di Mohammad Abedini e i ritardi nella protezione di Cecilia Sala?
"Si tratta di un episodio inquietante, che fa emergere tutta l’incapacità di questo governo. La scarcerazione di un ricercato internazionale come Almasri è gravissima. Hanno cercato di farla passare come un errore, poi come sempre hanno evocato il complotto, ma le loro bugie hanno le gambe corte. Perché almeno non ci dicono quanto hanno dovuto pagare i cittadini italiani per rimpatriare un criminale di guerra con un volo di Stato?".