Giovedì 21 Novembre 2024
ELENA G. POLIDORI
Politica

Governo, Toninelli: "Un premier terzo non ha senso"

Il capogruppo M5S al Senato chiude agli azzurri. "Berlusconi è il passato" CONSULTAZIONI / Orari e calendario Governo 2018, italiani stanchi dello stallo. E il 58% è per il voto

Danilo Toninelli e Luigi Di Maio (Lapresse)

Danilo Toninelli e Luigi Di Maio (Lapresse)

Roma, 11 aprile 2018 - Senatore Danilo Toninelli, Di Maio ha detto che ora aspetta tutto il Pd. Ma se i dem non mollano, il Movimento 5 Stelle si troverebbe a guardare al centrodestra: quali sono le vostre richieste per aderire a un eventuale accordo?  «Noi abbiamo sempre detto, sin dalla campagna elettorale, che se non avessimo avuto la maggioranza in Parlamento, avremmo fatto un appello a tutte le forze politiche sui temi concreti per cambiare questo Paese. Non abbiamo mai parlato di accordi, ma di un contratto serio e preciso su alcuni punti per migliorare la vita dei cittadini italiani». 

Se Berlusconi accettasse di restare ai margini, in cambio di un accordo di salvaguardia delle sue aziende, renderebbe più digeribile un accordo con loro?  «Noi pensiamo esclusivamente all’interesse degli elettori e vogliamo portare avanti il programma per cui ci hanno votato. Per il M5S Berlusconi rappresenta il passato: non avrebbe senso andare al governo se non si è in condizione di cambiare le cose. I nostri punti sono stati votati dagli iscritti non contro o per qualcuno, ma a vantaggio di tutti i cittadini».

Dopo il secondo giro di consultazioni, Mattarella potrebbe affidare a un personaggio terzo la guida di un governo. A quel punto, dove vi collochereste? «Per noi non ha nessun senso parlare di premier terzo. Che cosa significa? Quanto conta un presidente del Consiglio in un tavolo europeo, se quel presidente del Consiglio non è stato scelto dai cittadini? Il M5S è stato votato da 11 milioni di elettori, con la chiara indicazione di Di Maio premier. Bisogna rispettare il voto popolare».

Si dice che la vostra regola del doppio mandato stia per essere buttata al macero. È vero?  «No. Per il M5S è un principio cardine».

Tornare alle urne a breve per voi sarebbe più un danno o un’opportunità?  «Non abbiamo paura di tornare al voto, siamo dati in ulteriore crescita. Ma siccome siamo una forza responsabile, cercheremo di dare un governo al Paese. Stiamo lavorando per questo, sempre alla luce del sole, parlando con le altre forze politiche e informando i cittadini su ogni passaggio».

E se alla fine fosse il Pd, senza Renzi, a cercare un accordo con Salvini?  «Non credo che si possa formare un governo senza tener conto del primo movimento del Paese che ha preso oltre il 32%». 

Nel caso di un governissimo, voi stareste dentro o all’opposizione? «La storia non si fa con i se e i ma. Abbiamo già detto comunque che siamo contro le ammucchiate e che, nella formazione del nuovo esecutivo, non si può prescindere dal primo Movimento del Paese, il M5S, che ha quasi doppiato, per numeri di voti, la seconda forza politica. Sarebbe un tradimento della volontà popolare». 

Fico ha fatto partire la macchina della cancellazione dei vitalizi. Voi al Senato cosa state facendo?  «Noi siamo coerenti con quanto promesso sul taglio dei costi della politica e sulla cancellazione di anacronistici privilegi. Nel Consiglio di presidenza del Senato presenteremo una delibera analoga. Vogliamo che i parlamentari siano trattati come tutti i cittadini. Non si può pensare che i senatori, una volta cancellati i vitalizi alla Camera, possano continuare a godere di un trattamento previdenziale privilegiato rispetto ai deputati». 

Non andare al governo per voi che contraccolpi può avere? «Per noi andare al governo significa fare, esclusivamente, l’interesse dei cittadini. Non andare sarebbe un contraccolpo per il Paese. È questa la radicale rivoluzione gentile di cui parliamo da anni: è finita l’epoca delle poltrone, con noi è iniziata quella delle cose da fare per il bene degli italiani».

Per andare al governo, fino a che punto pensate di poter difendere Di Maio premier?  «Qui non si tratta di difendere o meno il capo politico del M5S, ma il futuro dei nostri concittadini. E rispettare i voti di undici milioni di elettori».