Roma, 6 maggio 2019 - Un nuovo ministro all’Economia, al posto di Tria. Un nuovo ministro alle Infrastrutture, al posto di Toninelli. Un nuovo ministro alla Difesa, al posto della Trenta. Ma anche, forse, nuovi ministri alla Salute, alla Cultura, alla Famiglia. «Se tutto va bene, ne usciamo con un bel rimpasto…». Sospira il colonnello leghista, nel dirlo. La prospettiva di una crisi di governo che porti diritta alle elezioni anticipate non è scampata, anzi. Ma, a questo punto, nella continua lite quotidiana tra Salvini e Di Maio, Lega e M5S, il semplice rimpasto potrebbe essere la scelta più indolore.
Va premessa una considerazione su Mattarella. Se subito dopo le europee Lega e M5S chiedessero di fare quella che, nella vituperata Prima Repubblica, si chiamava ‘verifica di governo’, il giro di valzer di poltrone non passerebbe indenne agli occhi del Quirinale. Infatti, se il cambio non dovesse riguardare la semplice sostituzione di qualche sottosegretario (al netto di Siri) e un nuovo titolare degli Affari europei (casella affidata all’interim di Conte) ma dovesse investire più ministeri, il Colle chiederebbe ai due leader di dare vita a un vero Conte 2. Esecutivo cui Mattarella chiederebbe, forse, orizzonti temporali diversi rispetto la fine naturale della legislatura.
Ma che si tratti di un rimpasto stretto o di un rimpastone, quali sono le caselle che i due partiti vorranno sostituire? Dipenderà dai rapporti di forza alle Europee. Sopra il 35% la Lega pretenderà molto, sotto un po’ meno. Sopra il 23-25% (e sopra il Pd) i 5Stelle faranno le barricate mentre sotto quella cifra, o addirittura sotto il 20%, sarà una rotta più che una sconfitta: dovranno cedere su quasi tutto. Salvini (meno) e Di Maio (molto) concorderanno solo su un punto: sostituire Giovanni Tria, anche perché si opporrebbe a una manovra in deficit, a un nuovo scontro con la Ue e a non far scattare l’aumento dell’Iva. Un leghista, anche per i 5Stelle, sarebbe la scelta migliore: «Così si scornano sui conti», malignano già i pentastellati.
Alle Infrastrutture, la Lega ha messo nel mirino da tempo Toninelli, ma anche Di Maio potrebbe volerlo cambiare – sempre con un suo uomo – spostandolo altrove. Anche il posto di Giulia Grillo alla Salute balla: non piace a Di Maio, tantomeno a Salvini. E Di Maio vuole la testa di Fontana (Famiglia) che Salvini potrebbe spostare in Europa come commissario Ue. Salvini, invece, vuole la testa della Trenta alla Difesa, ma dovrà superare la resistenza M5S. Se però dovesse dimettersi Erika Stefani (Affari regionali), sarebbe per lo «scatenate l’inferno» leghista che prelude alla crisi di governo: Salvini sulle Autonomie si gioca tutto.