Lunedì 25 Novembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Tensioni nella maggioranza. Maternità surrogata, sì al reato universale. Ma Salvini rilancia con la Rai

Respinti tutti gli emendamenti della Lega e voto unanime, restano le tensioni nell’esecutivo. Sgambetto agli azzurri sulle quote di spot nella tv pubblica. E rispunta l’ipotesi rimpasto

Roma, 3 luglio 2024 – Le elezioni europee sono alle spalle, ma la competizione nella maggioranza continua. Dai nuovi equilibri a Bruxelles alla politica internazionale per arrivare fino alle proposte parlamentari, non passa giorno senza che ci siano iniziative di Salvini che sembrano fatte apposta per scavalcare Giorgia Meloni, o crearle difficoltà, facendola apparire ’non abbastanza’. Non abbastanza a favore di certi diritti, non abbastanza amica di Le Pen ed Orban, non abbastanza forte all’estero. Comprensibile l’irritazione della premier, consapevole che le fronde dell’alleato leghista richiamano alla mente le crisi dei governi Conte I e Draghi. "Figuriamoci se Salvini pensa a un Papeete parte terza", tagliano corto dentro FdI. Certo, non aiutano a dissipare la tensione i segnali sui temi identitari lanciato dal ’fedele’ Antonio Tajani. Tanto che tornano a rincorrersi voci di rimpasto, scenario che Meloni fin qui ha escluso.

La premier Giorgia Meloni
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Il catalogo dei dispetti è lungo. Ci sono voluti vari incontri per ricucire lo strappo leghista sulla proposta di legge di FdI per la maternità surrogata reato universale, ovvero vietata ovunque, non solo in Italia dove è già illegale e punita con il carcere fino a due anni e una sanzione fino a un milione di euro. Ieri la commissione Giustizia del Senato ha dato il via libera al testo che va in aula nella versione arrivata dalla Camera: tutti gli emendamenti sono stati respinti, anche quello restrittivo del Carroccio (multa raddoppiata e prigione fino a dieci anni). "La nostra posizione è coerente con il ddl presentato nella scorsa legislatura", precisa Massimiliano Romeo. Il centrodestra non riesce nemmeno a esultare per il via libera unanime della maggioranza al testo definito "un obbrobrio giuridico" dalle opposizioni, che Salvini mette sul tavolo un’altra idea: aumentare gli spazi pubblicitari per la Rai, in modo da abbassare il canone. Tempismo non casuale: sono settimane di trattative sulle nomine delle società pubbliche. Fatto sta che più spot per la Rai si tradurrebbero in meno spot per Mediaset: una prospettiva poco gradita alla famiglia Berlusconi e dunque a Forza Italia. "Noi non siamo d’accordo. Non era nel programma di governo, e non vogliamo che la Rai diventi una tv commerciale", dicono gli azzurri.

Un dito nell’occhio per Tajani, che pure non esita a lanciare segnali all’area moderata "spaesata", come dimostra la battaglia per rendere meno tassativa la norma che consente di mandare in carcere le donne con un figlio piccolo. Assolutamente in linea con l’approccio ’liberal’ caro a Marina Berlusconi, sponsor del partito. Più d’uno nella maggioranza invita ad aspettare il 18 luglio e il voto per il bis di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione per capire il livello della tensione nel centrodestra. Nel frattempo, Matteo Salvini alza il tiro anche fuori dall’Italia. Dopo aver incassato lo stop nel decreto Agricoltura all’emendamento sui balneari ("teniamo il punto, è una promessa elettorale" ) tira la volata a Marine Le Pen in Europa, rivale di Giorgia per la leadership della destra nel vecchio Continente. E lavora per creare un rapporto privilegiato con Donald Trump, che spera sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti. A fine mese sarà alla convention repubblicana di Milwuakee: in ballo un faccia a faccia .

In questo quadro, un punto la premier ieri l’ha segnato: i 20 europarlamentari polacchi del PiS non andranno ad ingrossare le fila del nuovo gruppo di Orban come auspicato da Salvini. Nella riunione a Brucoli, vicino Siracusa, (in video collegamento chi non ha potuto lasciare Bruxelles) i conservatori hanno confermato la doppia guida italo-polacca eleggendo co-presidenti dell’Ecr Nicola Procaccini di FdI e Joachim Brudziński del PiS. La formazione resta il terzo gruppo dell’Europarlamento (84 deputati). La gara prosegue.