Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE POLITICA

Governo Meloni: dal Mes al caso Santanché, i nodi che agitano la maggioranza

Tajani rassicura: “L’esecutivo durerà 5 anni”. Ma restano le distanze sul fondo Salva-Stati. E martedì la premier Meloni sarà in Aula per le comunicazioni sul sostegno all’Ucraina in vista del Consiglio Ue

Il ministro Giorgetti, la premier Meloni e il ministro Salvini (Ansa)

Il ministro Giorgetti, la premier Meloni e il ministro Salvini (Ansa)

Roma, 23 giugno 2023 – "Il governo durerà per i prossimi 5 anni. È tutto a posto". Prova a rassicurare il vicepremier forzista Antonio Tajani, ma diverse tensioni agitano l’esecutivo di centrodestra. Dal dossier Mes all'inchiesta giornalistica sulla ministra del Turismo Daniela Santanché sono più di uno i nodi da affrontare.

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La ratifica del Mes

Sul fronte del fondo Salva-Stati (come è stato ribattezzato il Meccanismo Europeo di Stabilità), l'esecutivo sta cercando una ‘exit strategy’ dalla ratifica, concordata nel 2019 dall'Eurogruppo quando il ministro dell'economia era Giovanni Tria (governo Conte I). Ieri il centrodestra ha disertato la riunione della commissione Affari Esteri della Camera facendo partire l'iter del testo del Pd con l'obiettivo in ogni caso di rinviare il voto in Aula previsto per il 30 giugno. La maggioranza sta preparando gli emendamenti (il termine per la presentazione è fissato a mercoledì) per chiedere il cambio dello strumento, ma le posizioni finora non sono cambiate: la Lega insiste sul no, Fratelli d'Italia è per il rinvio, più cauta Forza Italia che però non chiude. Le tre forze che sostengono l'esecutivo dovranno trovare una posizione comune.

"Noi abbiamo sempre avuto una posizione contraria – spiega Massimiliano Romeo, capogruppo in Senato del Carroccio –. Ma siamo gli ultimi che vogliono mettere in difficoltà l'esecutivo. Sarà quindi Meloni a dirci cosa vorrà fare, a dare la linea del governo, e noi indubbiamente seguiremo quella linea". Per FdI resta comunque un nodo difficile da sciogliere che potrebbe complicare i piani della campagna elettorale per le Europee. Bruxelles per ora osserva l'evolversi della situazione confidando che la premier Giorgia Meloni abbia una maggiore apertura alla ratifica del Mes rispetto a quella del vice Matteo Salvini.

Un nuovo momento di confronto potrà esserci martedì prossimo dopo quello di ieri, quando alla notizia del rinvio della riunione del Consiglio dei ministri per gli "impegni personali" della premier – all'ordine del giorno c'erano le norme sulla ricostruzione e il ddl sulla sicurezza stradale voluto da Salvini – si è innescato un cortocircuito nella maggioranza. Creando ulteriori tensioni interne alla coalizione.

Il caso Santanché

C'è poi la vicenda legata a Daniela Santanché. Il caso è 'attenzionato' anche all'interno di di FdI, ma senza ulteriori risvolti giudiziari la linea è quella del no a processi sommari in piazza. Stessa linea da parte della Lega. "Il Ministro Santanchè ha detto di essere assolutamente tranquilla, ha detto che quando sarà il momento verrà in Parlamento a spiegare le sue ragioni, aspettiamo che spieghi le sue ragioni ma i processi non si fanno in televisione con le inchieste giornalistiche", sottolinea il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari.

Le armi all'Ucraina

Da qui all'estate ci saranno altri temi caldi sul tavolo, dalla giustizia alle riforme, dall'autonomia al ripristino delle province (dove si riscontra una frenata), dal fisco al tema del commissario per le zone alluvionate. Intanto mercoledì la presidente del Consiglio, prima alla Camera e poi al Senato, riferirà in vista del prossimo Consiglio Ue che si occuperà degli ultimi sviluppi della guerra in Ucraina e del costante sostegno (anche finanziario) dell'Ue a Kiev. Finora le comunicazioni di meloni prima dell'appuntamento di Bruxelles sono filate abbastanza lisce. Ma le tensioni di questi giorni, aggiunte ad un malessere interno crescente nella Lega sulla necessità di insistere maggiormente sulle vie diplomatiche per trovare una soluzione al conflitto, potrebbero far aumentare delle differenze di vedute nella maggioranza.