Domenica 22 Dicembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Mattarella auspica un governo di big

Il presidente della Repubblica non farà nomi, ma chiede esponenti di alto profilo nei ministeri-chiave

Mattarella e Conte (ImagoE)

Roma, 1 settembre 2019 - Poco dopo le dieci, quando si diffonde la notizia che Conte è a colloquio con il capo dello Stato, un brivido percorre i palazzi della politica. Certo, il confronto tra presidente incaricato e capo dello Stato nella fase finale della composizione di un governo è ordinaria amministrazione, ma se capita all’indomani di una giornata ad alto tasso di tensione come quella di venerdì le cose cambiano. In realtà gli incontri tra i due sono più frequenti di quanto il calendario ufficiale non renda pubblico: in questo senso, è vero che il faccia a faccia di ieri non aveva affatto i caratteri dell’eccezionalità, ma sarebbe ridicolo pensare che in una situazione del genere sul Colle non sia stata affrontata il tema della crisi esplosa 48 ore fa.

Parliamoci chiaro: il capo dello Stato è convinto che la soluzione del caso Di Maio non possa che essere affidata in parte all’abilità del premier incaricato e, in parte, a una ricomposizione degli equilibri all’interno dei Movimento 5 Stelle. Insomma, non può essere lui a togliere dalla strada del governo il macigno più pesante, quello che forse potrebbe far precipitare la situazione verso le elezioni, unica alternativa all’esecutivo giallo-rosso per il Colle. Ciò non vuol dire che Mattarella non sia interessato alla composizione dell’esecutivo, ed è sicuro che la sua partecipazione, come ampiamente preannunciato, è ben più significativa di quanto non sia stata fino al giorno dell’incarico quando, pur auspicando una soluzione che evitasse lo scioglimento anticipato delle Camere, il Presidente voleva che fossero le forze politiche ad assumere la decisione finale.

I punti chiave che vedono un intervento discreto, ma diretto, di Mattarella sono due: uno riguarda la definizione dei ministeri non tanto più importanti ma che hanno una proiezione esterna: Economia, Esteri, Interno e Difesa. Proprio il rilievo internazionale – secondo il capo dello Stato – fa sì che l’individuazione di chi ne assumerà la guida sia interesse di tutto Paese e non solo delle forze politiche. Non significa che il Presidente intenda dettare dei nomi, non sarebbe nel suo stile né attiene al suo ruolo, ma che vaglierà i papabili assieme al premier incaricato. Stavolta la lista con cui mercoledì Conte si presenterà al Quirinale non provocherà lassù sorprese o colpi di scena. L’altro aspetto su cui è puntata l’attenzione di Mattarella riguarda il profilo del governo. È evidente la preoccupazione del Colle per un esecutivo composto essenzialmente dai rappresentanti delle correnti di Pd e 5 Stelle.

Preoccupazione che ne fa scaturire un’altra e cioè che, in nome di un’innovazione più cosmetica che effettiva, vengano messi in campo nomi di esponenti delle varie anime delle due forze politiche giallo-rosse, ma di seconda fila. Ciò non gioverebbe alla reputazione dell’esecutivo agli occhi dell’opinione pubblica: sarebbe più indicata – da quanto trapela dai conciliaboli di queste ore – un’elevata presenza di figure di peso, che sarebbe approssimativo definire tecnici. Non professori prestati alla politica (come la Fornero, per essere chiari) ma nomi di elevata spessore e nota competenza, connotati allo stesso tempo da una sorta di passione politica, tipo Cottarelli.

Questi sono gli auspici del Quirinale: Mattarella è persona di troppa esperienza per illudersi che tutto vada come lui vuole e non è certo tipo da varcare i limiti del suo ruolo imponendo chicchessia. Alla fine probabilmente la lista che Conte presenterà sarà il risultato di una mediazione tra l’alto livello su cui punta il Colle e i più terragni interessi dei partiti e delle loro correnti interne.