Lunedì 25 Novembre 2024
ELENA G. POLIDORI
Politica

Crisi di governo, 5 Stelle pronti a giocarsi la carta Conte

Casaleggio pensa al premier. E si valuta anche un patto col Pd

Giuseppe Conte con Luigi Di Maio (LaPresse)

Giuseppe Conte con Luigi Di Maio (LaPresse)

Roma, 10 agosto 2019 - Ufficialmente definiscono l’ormai ex alleato Salvini «un giullare» per il solo fatto di aver paventato l’idea di grandi manovre grilline di inciucio con il Pd per evitare le urne («Non possiamo consegnare il Paese alla Lega, meglio un accordo con il Pd», si sostiene infatti nel M5s), ma ieri a Palazzo Chigi, dove Luigi Di Maio ha avuto un incontro con tutti i big del Movimento – da Paola Taverna ad Alessandro Di Battista, passando per Davide Casaleggio fino a Massimo Bugani –, si è fatta anche questa ipotesi. Come ne sono state fatte altre, a partire dalla lista Conte alleata ai grillini nelle urne. Ma anche un appoggio esterno a un eventuale ‘governo del presidente’, di scopo, per scongiurare l’aumento dell’Iva, ma anche per fare la manovra economica e varare alcune leggi importanti per i grillini, dalla riforma della giustizia al taglio dei parlamentari, bandiera politica di queste ore per cercare di stanare Salvini.

Diceva, infatti, ieri Di Maio: «Prima di sciogliere le Camere, votiamo il taglio dei parlamentari, loro dicono che il problema non sono le poltrone? È arrivato il momento di dimostrarlo». Se il ddl venisse calendarizzato, d’altra parte, si rallenterebbe il percorso verso le urne, quello che ieri Casaleggio ha definito, senza sconti, «un gioco d’azzardo con la vita degli italiani».

I grillini sono rimasti spiazzati dalla mossa di Salvini: «Non è mai successo che ci fosse una crisi a Ferragosto – ha dato il senso dello sgomento stellato il ministro Alfonso Bonafede – e per di più sotto legge finanziaria». Ma ormai le recriminazioni lasciano spazio alla strategia. La regola del limite dei due mandati non verrà abrogata nel nome dell’emergenza, ma tenere fede al proposito significherebbe anche azzerare totalmente la classe dirigente grillina. A partire da Di Maio, che non potrebbe più candidarsi. Di qui la possibile svolta, l’idea di un’inversione dei ruoli tra Di Maio e Di Battista, il primo ‘regista’ e capo politico ma non candidato premier, il secondo nuovo frontman al posto di Grillo. Sul candidato premier la discussione è aperta e c’è chi vorrebbe proprio Di Battista, ma ancora la questione, come ha ricordato anche il ministro Fraccaro, non è stata affrontata nel dettaglio. 

La carta Giuseppe Conte, d’altra parte, resta in gioco, seppur con l’idea di fare dell’attuale premier il candidato di una propria lista alleata alle urne con il M5s, sempre che il presidente del Consiglio non decida, invece, di prendere la via di Bruxelles come commissario italiano, ma quella è ancora un’altra storia. Spinosa.

Intanto, quello che invece è certo, nella tensione di queste ore, è che i grillini vogliono rispolverare in campagna elettorale quel movimentismo che è stato offuscato o in parte tradito nella fase del governo uscente con le evidenti ricadute negative sui sondaggi. Per farli risalire, i grillini torneranno in piazza. Con Di Battista mattatore.