Roma, 19 luglio 2022 - Mercoledì della verità per Mario Draghi. La crisi di governo, aperta giovedì scorso con le dimissioni del premier respinte dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, arriva a un punto di svolta. Il presidente del Consiglio infatti è atteso, prima al Senato e poi alla Camera (giovedì), da un doppio voto di fiducia. Questa la road map sul D-Day di mercoledì 20 luglio: tutti gli appuntamenti e le tappe di una giornata politica che si preannuncia lunghissima.
Perché il discorso di Draghi ha fatto infuriare la Lega
Draghi in Senato oggi: la diretta. "Ricostruire il patto di maggioranza"
Il discorso di Draghi oggi in Senato in versione integrale
Il discorso di Draghi in Senato commentato. Punti salienti, applausi e contestazioni
Draghi: gli appuntamenti di mercoledì
Dopo il rinvio alle Camere dettato dal presidente della Repubblica, il premier Draghi domani in Senato è atteso per le così dette comunicazioni fiduciarie. Si vota la fiducia all'esecutivo, già raccolta in occasione dell'approvazione dell'ultimo Dl Aiuti, ma senza i voti del Movimento 5 Stelle, uscito sia dall'aula della Camera che da quella del Senato.
Il voto in Senato e alla Camera
Le comunicazioni di Draghi e il successivo dibattito inizieranno da Palazzo Madama. Il premier parlerà alle 9:30, con la chiama per il voto di fiducia in Senato in programma alle 18:30. L'esito è atteso per le 19:30. E sarà probabilmente chiusa, allora, la fetta più importante della partita sulla crisi.
La Camera voterà la fiducia invece la fiducia al governo Draghi giovedì alle 14. Mercoledì Draghi consegnerà alle 10.30 a Montecitorio il discorso tenuto in Senato. Il dibattito inizierà il giorno successivo: dalle 9 alle 11.30 la discussione, alle 11.30 la replica del presidente del Consiglio; alle 13.45 le dichiarazioni di voto 13.45; infine alle 14 la chiama per il voto di fiducia. L'esito del voto è atteso intorno alle 15.15. Ma potrebbe essere un pro-forma, sempre che il premier non sia salito al Colle già la sera precedente.
L'ipotesi di far partire la giornata del premier dalla Camera, circolata ieri in ambienti pentastellati, non si è concretizzata. Un accordo fra Elisabetta Casellati, presidente del Senato, e Roberto Fico, presidente della Camera, ha sancito che il via alle comunicazioni fiduciarie avrà come prima tappa Palazzo Madama. Rispettata così la prassi politica che vuole che le comunicazioni siano rese nel ramo in cui il governo ha ottenuto per la prima volta la fiducia e dove si sono manifestate le condizioni che hanno portato all'apertura della crisi.
Come funziona il voto di fiducia
Secondo l'articolo 94 della Costituzione "il Governo deve avere la fiducia delle due Camere. Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale. (...) Il voto contrario di una o d'entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni". Sia alla Camera che al Senato, senatori e deputati saranno chiamati in ordine alfabetico (la così detta 'chiama') sotto il banco della presidenza e dovranno esprimere ad alta voce, con un sì o con un no, il loro voto di fiducia. L'esecutivo Draghi avrebbe i numeri per ottenere la fiducia in Parlamento anche senza i voti del Movimento 5 Stelle, ma il premier ha più volte ribadito che non è disposto a considerare un governo senza l'appoggio dei cinque stelle.
La salita al Quirinale
Dopo il doppio passaggio al Senato e alla Camera, Draghi sarà di nuovo chiamato a salire verso il Quirinale, sede istituzionale del presidente della Repubblica, per riferire circa il voto di fiducia e ritirare o meno le dimissioni. In caso di addio irrevocabile, potrebbe già recarsi da Mattarella mercoledì sera dopo il voto a Palazzo Madama senza aspettare l'esito di Montecitorio.