Roma, 12 agosto 2019 - Mai conferenza dei capigruppo del Senato, quella che si apre oggi alle 16 a Palazzo Madama, fu attesa in maniera così spasmodica dalla classe politica italiana. Dovrà decidere diverse cose: la calendarizzazione della mozione con cui la Lega toglie la fiducia a Giuseppe Conte e al governo (atto che aprirà formalmente la crisi), ma prima ancora le comunicazioni del premier.
Quando sarà decisa la data del secondo, il primo ne sarà inglobato, a prescindere se dopo le parole di Conte in Aula seguirà – oltre al dibattito – un voto o le sue dimissioni immediate. Presumibilmente, le comunicazioni di Conte verranno calendarizzate il 19/20 agosto e non prima di Ferragosto, il 13, come chiede la Lega: c’è di mezzo il ponte agostano. Naturalmente, tutti guardano anche al Colle, il quale aprirà le consultazioni di rito subito dopo l’eventuale sfiducia a Conte, quindi non prima del 21/23 agosto e che dureranno almeno tre giorni. Alla fine, il capo dello Stato – in questi giorni in ferie alla Maddalena – deciderà se conferire un nuovo incarico per formare un nuovo governo (e di che tipo, a chi) o sciogliere le Camere. Il presidente ‘notaio’, per ora, non si sbilancia e attende. Ma tanti sono i trucchi e le possibilità che il regolamento offre. Innanzitutto, la conferenza dei capigruppo decide all’unanimità o a maggioranza, ma se neppure questa si trova, il calendario va in Aula. E in questo senso il centrodestra tenta di ricompattarsi in un’alleanza finora negata, chiedendo di riaprire Palazzo Madama già questa settimana per chiudere subito la crisi: Salvini vedrà a breve Forza Italia e Fd’I, per provare a frenare l’ipotesi di un asse Pd-M5s. Ovviamente in vista di elezioni a ottobre. A sinistra, invece, l’ex presidente del Senato, Pietro Grasso (LeU), ha spiegato a Zingaretti una serie di ‘trucchetti’. Come uscire dall’Aula al momento del voto sulla sfiducia a Conte per "dare più tempo a Mattarella di gestire la crisi" e per "non consegnare a Salvini di dettare i tempi della stessa". Insomma, non si tratterebbe di gettare le basi per un eventuale governo dei responsabili, ma di "mettere la crisi nelle mani sagge e prudenti di Mattarella, poi sarà lui a valutare cosa fare". Grasso punta a un governo istituzionale, anche con un Conte bis o presieduto da Tria, ma non è il momento di suggerire "niente a nessuno". "Guadagnare tempo" per chiudere la partita della nomina del commissario Ue e permettere a Conte, dimissionario, ma non sfiduciato dal Parlamento, di partecipare il 24 agosto al G7 a Biarritz.
L’idea di Grasso si basa sui numeri che la maggioranza ha al Senato: 58 senatori la Lega, 107 i 5 Stelle. Pur con l’aiuto di Fd’I, la mozione di sfiducia avrebbe 76 sì, non sufficienti per farla approvare. Conte, quindi, non sarebbe sfiduciato. Uno schema che però può saltare, a seconda di cosa farà FI, appunto in attesa di garanzie da Salvini. Con FI e Fd’I il centrodestra ha 138 voti che bastano per battere M5s, anche se le altre opposizioni uscissero tutte dall’Aula.