Martedì 24 Dicembre 2024
Raffaele Marmo
Politica

Goffredo Bettini: “Il Pd è una risorsa per tutti. Nessuno tema egemonie”

Lo storico dirigente della sinistra: ha vinto la linea Schlein dell’alleanza plurale. “Il M5s? Conte si è messo in gioco collocandosi nel campo progressista”

Goffredo Bettini, 72 anni

Goffredo Bettini, 72 anni

Roma, 23 novembre 2024 – Il Pd ha vinto quasi in solitaria le ultime regionali. Non c’è il rischio che soprattutto Giuseppe Conte si senta schiacciato dall’egemonia dem?

“Il Pd ha ottenuto un grande risultato per una convergenza di contributi diversi. Il merito, tuttavia, va in primis alla linea politica perseguita da Elly Schlein e alla sua capacità di rappresentarla e comunicarla – avvisa Goffredo Bettini, il “grande vecchio” della sinistra romana, punto di riferimento per leader e giovani che vogliono fare strada –. Siamo soli? Non credo. La solitudine non si misura sulle fasi altalenanti positive o negative dei tuoi alleati. La solitudine c’è se il più forte esprime iattanza e prepotenza. Non è il caso del Pd, che ha ribadito fino allo sfinimento di credere in un’alleanza plurale, paritetica, in grado di suonare tutti i diversi tasti della sua proposta di alternativa. Poi, attenzione: il M5s ha subito un colpo alle ultime Regionali, ma da mesi continua a collocarsi attorno all’11% nei sondaggi politici nazionali. E, poi, Conte è un coriaceo combattente”.

Che cosa deve fare la segretaria Schlein per includere tutti?

“Continuare a praticare l’unità su ogni terreno possibile. In Parlamento, negli enti locali, nel lavoro di massa e sul territorio. Nelle città e nelle Regioni dove si governa insieme. Insomma, far nascere l’intesa dalla realtà, dalle lotte nella società, dal confronto ideale e culturale. E dai temi fondamentali che ci stanno dinnanzi: la valorizzazione del lavoro, l’introduzione del salario minimo, il rispetto e l’ampliamento dei diritti, il sostegno alla povertà, la spinta per la trattativa e per la pace. Queste questioni interessano i cittadini, piuttosto che una discussione astratta sui confini di un’alleanza”.

Che cosa deve fare, a sua volta, Conte per evitare l’isolamento o anche solo perdere elettori?

“Conte ha già fatto una scelta coraggiosa e limpida, collocandosi nel campo progressista. Su questo ha messo in gioco il suo stesso ruolo di leader. Nelle prossime ore ci sarà un voto ampio, democratico e diretto nella convenzione del suo Movimento. C’è Grillo che lancia strali, c’è una parte del gruppo dirigente che vuole libertà di manovra a tutto campo, volendosi definire né di destra e né di sinistra. Se vince l’attuale presidente, inizia invece un’altra storia. Legittimata dai militanti che avranno scelto, con i loro valori, le loro identità, le loro priorità, di camminare insieme con la sinistra verso la scadenza decisiva delle prossime elezioni per il governo della Repubblica. Perché, in caso di una nuova vittoria di Meloni e della destra, cambierebbe davvero in peggio la prospettiva democratica e di libertà, non solo in Italia ma nell’intera Europa”.

A dividere Schlein e Conte, però, è anche la guerra in Ucraina.

“Sono allarmato e impaurito dal grado di conflittualità cui si è arrivati. Ma ancor di più dalla distrazione, indifferenza, banalità con le quali una parte delle classi dirigenti democratiche la stanno affrontando. Anche nel campo progressista ci sono opinioni diverse. Legittime. Tuttavia, ho la sensazione che la stretta che si sta preparando ci imporrà scelte univoche”.

In che direzione?

“Putin, invadendo l’Ucraina, ha commesso un atto scellerato. L’Occidente, tuttavia, nel rapporto con la Russia dal 1989 in poi non è esente da errori, alcuni dei quali interpretati come una minaccia. Ora occorre una pace giusta che tenga conto di tutto e superi il fanatismo ideologico di chi sogna la vittoria finale contro l’autocrate di Mosca. Certo: negli scampoli della sua presidenza, Biden sta dimostrando una certa irresponsabilità. Ma ci sono le sagge considerazioni di Angela Merkel. C’è il magistero del Papa. C’è la prudenza invocata dai capi di tante grandi potenze, al di là dell’Europa. E, infinitamente meno rilevanti, ci sono le parole che già nel 2015 pronunciai al Parlamento europeo circa la possibilità che il Montenegro entrasse nella Nato: “Non abbiamo bisogno di insospettire qualcuno (la Russia), di favorire incomprensioni, di mostrare inutilmente i muscoli. Evitiamo parole inutili e non tocchiamo malamente comprensibili suscettibilità”. Come si sa, ciò che è avvenuto dopo ha marciato in senso contrario”.

Una curiosità finale: è vero che lei, come sostiene il sindaco Sala, è stato il regista dell’elezione di Gaetano Manfredi a presidente dell’Anci?

“Ormai siamo di fronte a un cliché comico. Non sono regista di nulla. I sindaci hanno votato e deciso. Con Gaetano Manfredi e il fratello Massimiliano ci conosciamo da tanti anni. Massimiliano ha lavorato con me per la nascita del Pd, che ho coordinato su mandato di Veltroni nel 2008. Siamo amici. Ho seguito il sindaco con affetto e stima in tutti i passaggi politici decisivi che lo hanno riguardato. È un piacere parlare con lui. È sereno, colto, costruttivo. Sarò libero di coltivare questi sentimenti?”.