Roma, 28 novembre 2018 - "Il governo italiano non firmerà il Global Compact" sui migranti, dice il vicepremier Matteo Salvini riferendosi al trattato che verrà siglato a Marrakech l'11 dicembre. O meglio, a decidere sarà il Parlamento. E alla protesta delle opposizioni replica: "È una scelta. Il nostro cambiamento, a differenza di qualcuno che imponeva decine e decine di fiducie senza chiedere niente a nessuno, è che su questo lascerà che sia il Parlamento ad esprimersi".
Cos'è il Global Compact e perché Salvini non vuole firmarlo
Una marcia indietro o una nuova fibrillazione all'interno del governo gialloverde? Chissà: ufficialmente sull'opportunità di lasciar votare il Parlamento sono d'accordo sia Lega che 5 stelle, anche se sul fronte grillino è emerso qualche mal di pancia. Da parte sua il premier Guseppe Conte conferma la linea aggiungendo che "riteniamo opportuno parlamentarizzare il dibattito e rimettere le scelte definitive all'esito di tale discussione".
SALVINI - Salvini la spiega così: "Come hanno fatto gli svizzeri che il global compact lo hanno portato avanti fino a ieri e poi hanno detto 'fermi tutti' - argomenta il leader leghista nell'Aula della Camera - così il governo italiano non firmerà alcunché e non andrà a Marrakech. Deve essere l'Aula a discuterne. Il governo italiano farà scegliere il Parlamento". E i parlamentati M5s delle Commissioni Esteri e il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano confermano: "Come ha ribadito Conte, il Global Compact è un documento che pone temi e questioni diffusamente sentiti anche dai cittadini: è opportuno parlamentarizzare il dibattito e rimettere le relative scelte all'esito di tale discussione, come pure è stato deciso dalla Svizzera. È corretta la scelta del Governo che a Marrakech non parteciperà, riservandosi di aderire o meno al documento solo quando il Parlamento si sarà pronunciato dopo un approfondito dibattito".
L'anno scorso dal piano Onu sui migranti si era sfilato Donald Trump
CONTE - Il premier, parlando con i giornalisti a Palazzo Chigi, rivela poi di essere personalmente favorevole: "Il Global Compact è assolutamente compatibile con la nostra strategia, ho condiviso il piano con i miei partner Ue, non ho cambiato idea rispetto alla valutazione espressa all'Assemblea Onu ma essendo un documento che ha valore politico abbiamo convenuto che forse è giusto creare un passaggio parlamentare, in cui far condividere da parte di tutti ciò che stiamo facendo", afferma.
Sul Global Compact, spiega ancora Conte, "c'è molta attesa in vista della scadenza di Marrakech, mi arrivano segnalazioni. C'è molto fermento. Ho convocato ieri un vertice nel corso del quale con il ministro degli Esteri e con i vicepresidenti, anche se Di Maio non poteva esserci ed era rappresentato dal sottosegretario Di Stefano, abbiamo convenuto dopo una serena e franca valutazione delle rispettive opinioni che è giusto creare un passaggio parlamentare in cui confrontarsi ed esprimere in modo molto disteso e ampio". E conclude: "Marrakech non sarà l'ultima occasione per esprimere una valutazione su questo documento".
IL 5 STELLE FUORI DAL CORO - Fuori dal coro il deputato e presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia, M5S, secondo il quale "ll Global compact va sottoscritto assolutamente". Brescia in un post in cui dice di condividere le parole del ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi in Parlamento. "Le condivido a prescindere dalla partecipazione del nostro Governo alla Conferenza di Marrakech. Abbiamo bisogno di una gestione globale dell'immigrazione. L'Europa ha fallito e ha lasciato da soli i singoli Stati. Ora che facciamo? Rifiutiamo un tentativo più ambizioso?" scrive. E continua: "il ministro ha spiegato cosa prevede: nel documento 'sono recepiti principi di responsabilità condivisa, principi di partenariato con i Paesi di origine e di transito e la necessità di contrasto ai trafficanti di esseri umani'. Sono esattamente le stesse cose che chiediamo all'Unione Europea".
MARTINA E DELRIO - "Il comportamento del premier Conte sul Global Compact, il patto globale sull'immigrazione, è vergognoso. Ha preso impegni internazionali che ora si rimangia, il governo si è spaccato nella sostanza e ha cercato di scaricare sul Parlamento le sue divisioni, mentre l'Italia anche così diventa sempre più lo zimbello globale".
Graziano Delrio, capogruppo del Pd va giù duro: "Il vero presidente del Consiglio è Salvini e ha smentito il ministro degli Esteri e il premier sull'adesione dell'Italia al Global Compact for migration", sostiene ricordando che "Moavero e Conte avevano ribadito all'Onu che l'Italia avrebbe firmato l'11 dicembre. Ora Salvini cambia la linea del governo e si rimette al Parlamento. È un cambio di posizione sostanziale che fa ulteriormente perdere credibilità all'Italia".
BOLDRINI FURIOSA - "Il global compact promosso dalle Nazioni Unite prevede tra le altre cose la lotta alla xenofobia e allo sfruttamento, il contrasto del traffico di esseri umani, il potenziamento dei sistemi di integrazione, l'assistenza umanitaria e programmi di sviluppo. Una grande occasione per Paesi come l'Italia che chiedono da tempo di non essere lasciati soli a gestire questo fenomeno e che oggi vivono un isolamento ancora più pesante. Questo a causa della politica del governo, dettata dalla Lega, che ci ha avvicinato al gruppo di Visegrád", afferma Laura Boldrini, deputata di Leu ed ex portavoce dell'Unhcr. "A fine settembre - ricorda Boldrini - iGiuseppe Conte, incontrando il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha confermato il sostegno dell'Italia a questo programma dell'Onu. Ma oggi Matteo Salvini lo ha smentito dicendo che, invece, il nostro esecutivo dovrebbe respingerlo ed è stato annunciato che l'Italia non parteciperà alla Conferenza di Marrakech prevista il 10 e 11 dicembre. Non andarci significa schierarsi con Orban e impedire all'Unione europea di svolgere in quel consesso un ruolo da protagonista".
LA SANTA SEDE - A favore del Global compact si schiera invece la Santa Sede. Padre Michael Czerny spiega: "Posso dire che noi come Santa Sede siamo interessati all'adozione del Patto non solo da adesso, ma già dall'inizio. Abbiamo condiviso con gli altri Stati già il frutto di ciò che facciamo, ciò che vogliamo, ciò che sogniamo". Per Czerny "dobbiamo portare questo tesoro della Chiesa dentro il consesso delle consultazioni. Così siamo molto contenti di vedere che il Patto sulle migrazioni non soltanto riflette punti importanti del nostro documento ma anche l'approccio, lo stile. Questi venti punti sono principi e valori che tutti gli uomini di buona volontà possono accordare ai migranti. Nel nostro desiderio di promuovere il dialogo e la cultura dell'incontro, esortiamo a non lasciare che la paura, che ha le sue ragioni, decida".