Domenica 17 Novembre 2024
COSI; MO ROSSI
Politica

Gli effetti a sinistra. Il Pd traina il risultato. Ma da solo non basta

Il partito di Schlein forza dominante, autosufficiente solo in Emilia-Romagna. Conte: "Se viene messo in dubbio il percorso del M5s trarrò le conseguenze".

Gli effetti a sinistra. Il Pd traina il risultato. Ma da solo non basta

Il partito di Schlein forza dominante, autosufficiente solo in Emilia-Romagna. Conte: "Se viene messo in dubbio il percorso del M5s trarrò le conseguenze".

di Cosimo Rossi

"La politica si misura alle elezioni. E finché Schlein vince tutto quello stesso partito che non l’ha votata starà con lei. Dopodiché il Pd è un animale strano, che ha digerito e poi espulso prima Bersani, poi Renzi e tutti gli altri, da Letta a Zingaretti. E così continuerà a fare". Non c’è voce più saggia di quella di chi ha messo a disposizione la propria professionalità al partito del Nazareno per aver contezza dello stato stato dell’arte nel Pd. Che si conferma fortemente al centro di gravità del centrosinistra al punti di vampirizzare gli alleati specialmente nei territori dove la sua strutturazione locale prevale largamente. E adesso guarda con attenzione e preoccupazione alla costituente 5 Stelle, chiamata nel fine settimana a decidere sull’adesione organica al campo progressista perorata da Giuseppe Conte o la via autonomista vagheggiata dalle nostalgie grilline. Con la vicepresidente Chiara Appendino che ha rotto il lungo silenzio per denunciare la fagocitazione ad opera dem provocata dalla crisi di identità del Movimento.

In un contesto di tracollo della partecipazione senza esclusioni, il Pd si conferma la forza trainante del centrosinistra che è sempre stato dai tempi del Pds/Ds con Ulivo e Unione. Semmai sono gli atteggiamenti della leadership ad esser cambiati nel tempo. Se Massimo D’Alema elargiva con sussiego la forza del partito a Romano Prodi, Walter Veltroni ha percorso con umiltà la via del suicidio elettorale collettivo in nome del partito unico kennedyano. Perlomeno il Pd è sopravvissuto. E l’ultima segreteria di Elly Schlein è per costume e cultura la più unitaria e meno sprezzante nei riguardi degli alleati, che tende a rispettare per ruolo e peso politico oltre che elettorale. Semmai, anzi, Schlein resta più sfrontata e affatto aliena rispetto alla dirigenza e la macchina interne e, "come tutti i segretari, si fida solo dei suoi", dicono nei dem.

Per dirla con autorevole esponente della minoranza, insomma, "Elly non va oltre l’abbraccio con Stefano Bonaccini". E questo è un problema. D’altro canto, "finché vince sarà la segretaria di tutti". E questo è una certezza. Il mix tra il radicalismo liberal della segreteria e il riformismo moderato dell’apparato è insomma la formula che copre al meglio il campo del centrosinistra. A partire proprio dai moderati, che "hanno votato tutti per noi in Umbria", come osserva un senatore sulla forza trainante della neo-governatrice Stefania Proietti. E ancor più in Emilia-Romagna, dove Michele de Pascale incarna perfettamente il Pd bonacciniano. Tanto è vero che Renzi può e deve solo far ponti d’oro alla linea Schlein.

Il problema che si profila è insomma a sinistra. Avs ha preso i tre consiglieri auspicati in Emilia-Romagna, dove però il Pd è autosufficiente, ma non ha brillato quanto sperava in Umbria. Quello del Pd è soprattutto un tema di radicamento, sia territoriale che sociale. Da questo punto chi stenta di più sono soprattutto i 5 Stelle. Il Movimento costituito su base digitale comincia a mostrare le corde della mancanza di radicamento. Al punto che ci sono preoccupazioni relative al tasso di partecipazione degli iscritti alla fase costituente che si concluderà nel fine settimana a Roma. "C’è stato un percorso fatto fin qui, se sarà messo in discussione ne trarrò tutte le conclusioni", annuncia diretto Conte.

Le liste sono state depurate dagli account inattivi, ma rimane determinante il quorum di maggioranza. Di qui l’invito alla partecipazione da parte di Conte, che nella costituente mette in gioco alcune prerogative della sua carica, ma conferma l’archiviazione della stagione dei vaffa di grillina memoria per percorrere la via del centrosinistra. Percorso in larga parte condiviso dai vertici parlamentari. Ma che al tempo stesso sta "fagocitando" il Movimento, come rileva appunto Appendino. Che a causa delle vicissitudini giudiziarie non può contendere la leadership a Conte, ma si candida a rappresentare l’anima identitaria del M5s. Che, se insieme a Avs non rappresenta almeno un 15% a sinistra, non aiuterà mai il centrosinistra a vincere.