Domenica 26 Gennaio 2025
NINO FEMIANI
Politica

Giustizia Toghe in rivolta

Napoli, parla Nordio e i magistrati escono. Il governo: "L’Anm smetta di criticare". .

Napoli, parla Nordio e i magistrati escono. Il governo: "L’Anm smetta di criticare". .

Napoli, parla Nordio e i magistrati escono. Il governo: "L’Anm smetta di criticare". .

La protesta delle toghe divampa come l’incendio della California. Da nord a sud, da est a ovest. Basta una parola, un evento ed ecco che la rabbia soffia come un vento impetuoso che non risparmia nessuno. A partire dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ex pm, accusato di intelligenza con il nemico e ispiratore di quella riforma costituzionale ritenuta mortifera perché separa per sempre le carriere di pm e giudici. Oltre che autore di espressioni che gettano benzina sul fuoco quando bolla i suoi ex colleghi come "superpoliziotti" che "esercitano un potere immenso senza alcuna responsabilità". Frasi che hanno spinto i consiglieri togati del Csm e il laico Roberto Romboli a chiedere l’apertura di una pratica a tutela dell’ordine giudiziario.

Per questo motivo l’apertura dell’anno giudiziario 2025 non può che essere una resa dei conti tra il ministro che cinge d’assedio le mura dello status quo e i togati che cercano di resistere. A Milano, ad esempio, giudici, pm e alcuni procuratori della sede del distretto della Corte d’Appello si schierano compatti sulla scalinata all’ingresso principale di Palazzo di giustizia con addosso la toga, una coccarda tricolore e una copia della Costituzione. I magistrati di Palermo restano in piedi nelle ultime file ad ascoltare il presidente della Corte d’Appello Matteo Frasca. Stesso copione a Roma quando prende la parola il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. Dall’Arabia Saudita, la premier Giorgia Meloni commenta che "le proteste sono sempre legittime ma mi rammarica questo atteggiamento dell’Anm, per cui ogni riforma sul tema giustizia viene letta come un’Apocalisse, una fine del mondo che bisogna sempre criticare".

Ma è a Napoli che la protesta delle toghe assume un valore emblematico, perché nel Salone dei Busti di Castel Capuano c’è proprio il Guardasigilli. Quando prende la parola, giudici e pm in servizio escono dall’aula e così anche i veterani. I primi indossano la toga, i secondi la tengono sul braccio, con la Costituzione in mano mentre nel vetusto edificio della Vicaria risuonano le note di Mameli. "La riforma sulla giustizia – dice la presidente della giunta distrettuale dell’Anm presieduta Cristina Curatoli – costituisce unicamente espressione della palese insofferenza del potere politico verso il controllo di legalità affidato dalla Costituzione alla magistratura". Il Salone si svuota, i magistrati escono (il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, non si fa vedere) sventolando un cartello con una frase di Calamandrei: "In questa Costituzione c’è dentro tutta la nostra storia, il nostro passato. Questa non è una carta morta, è un testamento di 100mila morti. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, lì è nata la nostra Costituzione".

Nordio neppure si gira dalla prima fila in cui è seduto, poi dal palco osserva gli ultimi togati che escono e sornione li ‘ringrazia’ per l’educazione. "Il dissenso è il sale della democrazia e ringrazio i magistrati per aver espresso il loro dissenso in maniera composta. Ma pensare che un ex magistrato come me, che ha servito lo Stato per oltre 30 anni, possa avere l’obiettivo di umiliare la magistratura è ingiusto. Ed è un po’ doloroso che qualcuno possa pensare che questa riforma costituzionale sia punitiva per la magistratura. Nessuno vorrebbe un pubblico ministero sottoposto al potere esecutivo. Non io. È scritto nella Costituzione e non avverrà mai".

Poi liscia i magistrati per il contributo offerto dagli Uffici del Distretto di Napoli al Pnrr e alla riduzione del 98% dei procedimenti pendenti. Ma sbaglia chi pensa a un Nordio conciliante o che faccia passi indietro. È un martello e ripete quanto ha detto 48 ore prima: "Il colossale potere conferito alla magistratura deve essere temperato non solo dalle leggi, ma anche da umiltà e buon senso, cose che non si insegnano all’università, non si scrivono nelle leggi, si imparano con una profonda riflessione e con la cultura generale".