Roma, 22 novembre 2024 – Siamo alla partita finale per il futuro del Movimento o di quello che sarà: qual è la posta in gioco?
“È un momento cruciale per la nostra comunità, che da ieri e fino a domenica è chiamata a votare per decidere sulle sfide, le battaglie e le modalità con cui rilanceremo con forza ed entusiasmo il M5s – esordisce Giuseppe Conte, il leader dei 5 Stelle, in mezzo a un passaggio decisivo per il destino del partito –. Sono profondamente orgoglioso del percorso che ci ha portato fino a qui: non troverete in Italia e in Europa nessun partito che si è messo così profondamente in discussione coinvolgendo fin dall’inizio gli iscritti, in maniera autenticamente partecipata e democratica”.
Come si è arrivati a questa tappa?
“È un cambiamento che arriva totalmente dal basso, senza ingerenze dei vertici. Al Governo abbiamo un partito che decide le cose fra pochi familiari e amichetti, noi decidiamo con decine di migliaia di iscritti. E attenzione, non stiamo discutendo solo di regole e organizzazione interna, ma di temi cruciali come difesa della sanità pubblica, lavoro, scuola, diritti, interventi per aumentare gli stipendi e combattere l’evasione fiscale. Decidiamo sul Paese che vogliamo”.
Quale è il cambiamento che lei propone negli obiettivi, nelle regole e anche negli aspetti di visibilità (nome e simbolo)?
“Bisogna aprirsi e ascoltare le indicazioni della comunità degli iscritti che è sovrana. Saranno loro a decidere su ogni cosa, compreso quel che riguarda la figura del presidente. Solo una cosa non può essere toccata: la libertà per la nostra comunità di discutere su tutto. Non ci sono temi tabù e nessuno può metterle il bavaglio nel momento in cui è chiamata a incidere sul futuro del Movimento. Dobbiamo riaccendere l’entusiasmo con un nuovo slancio, parlare con più forza e sempre nuove soluzioni da proporre ai cittadini e ai territori”.
Con quale direzione di marcia?
“Di sicuro il M5s non può tornare indietro né vagheggiare un ritorno alle origini che oggi, in un contesto politico anche internazionale completamente differente, non avrebbe senso e ci porterebbe solo all’isolamento e all’irrilevanza. Ma attenzione: delle origini noi ci teniamo strette le nostre radici, l’ancoraggio ai nostri principi e valori, la radicalità delle nostre battaglie che non abbiamo mai smesso di portare avanti. E lo dico soprattutto a chi oggi, arrogandosi la patente di interprete esclusivo di quel passato, vorrebbe impedire al Movimento di evolvere e diventare una forza politica al passo con i tempi”.
A che cosa mirano coloro che inseguono Grillo e puntano a boicottare la Costituente?
“Andrebbe chiesto a loro, ma mi lasci dire: chi vuole sabotare questo processo – invitando ad astenersi e non partecipare – è distante anni luce dallo spirito del M5S. Mi pare evidente però che le imposizioni che abbiamo ascoltato su cosa si poteva o non poteva votare, o gli appelli all’astensione sono un tradimento di quel principio di partecipazione dal basso su cui il Movimento è nato. Sabotare l’Assemblea costituente non è un dispetto a Conte, è un torto e un’offesa all’intera comunità”.
A che condizioni lei continuerà a guidare e rilanciare il partito?
“Quando sono diventato presidente del M5s ho lavorato a una Carta dei principi e dei valori di chiara natura progressista, dunque in antitesi, senza alcuna ambiguità, alle politiche di questa destra che taglia su sanità, scuola, sostegno a chi è finito in povertà, schiacciato da stipendi indegni e carovita. E da allora le nostre battaglie – penso agli investimenti in sanità, al salario minimo, al contrasto all’autonomia differenziata, all’opposizione dura contro l’invio di armi e la corsa al riarmo, contro il jobs act, contro la corruzione – hanno confermato questa nostra traiettoria. Se la comunità degli iscritti decidesse di andare in una direzione opposta, io non potrei farmi interprete di questa differente linea politica. E per coerenza e serietà mi farei da parte”.
Guardando alla proposta politica del partito nuovo, quali sono i capisaldi e a chi sono rivolti?
“Fra le 22mila proposte che ci sono arrivate dalla nostra base ci sono temi che interessano la vita reale dei cittadini: come togliere le mani della politica dalla sanità, come sostenere chi oggi è in difficoltà a causa del caro vita, famiglie, lavoratori, liberi professionisti a cui il governo Meloni ha voltato le spalle. Oggi c’è una parte di Paese che non va più a votare: dobbiamo parlare soprattutto a loro, restituendo speranza e facendoli uscire dalla sacca dell’astensionismo”.
Teme che ci possa essere un’egemonia Pd in una alleanza organica di un campo senza aggettivi?
“Non ho mai parlato di un’alleanza organica con il Pd, ma di un dialogo con le forze progressiste che portiamo avanti fuori e dentro le Aule parlamentari. Non dobbiamo temere questo dialogo, ma essere consapevoli della radicalità delle nostre battaglie che non è in discussione. È grazie a questa radicalità che siamo riusciti a portare il Pd sulle nostre posizioni anche su temi su cui prima avevano opinioni diverse, come ad esempio sul salario minimo”.