Roma, 5 settembre 2019 - Con il giuramento al Quirinale, è ufficialmente in carica il governo Conte bis. Già ribattezzato il "Giuseppe II", l'esecutivo si è riunito stamane nella sala delle feste per la cerimonia con il presidente della Repubblica. Giuseppe Conte è stato il primo a giurare nelle mani di Sergio Mattarella come nuovo presidente del Consiglio. Ha firmato con la sua penna, estraendola dal taschino. Poi è toccato ai ministri. Nota di colore, l'unico a ripetere la formula a memoria, senza leggerla, è stato Roberto Speranza, ministro della Salute (in quota Leu). Il generale di brigata Sergio Costa (M5s), titolare dell'Ambiente, prima di pronunciare il giuramento, ha battuto i tacchi, all'uso militare. Terminata la cerimonia, si è tenuto il brindisi di rito nella Sala degli specchi. Quindi il trasferimento a Palazzo Chigi con un'inedita cerimonia della campanella. Il presidente del Consiglio ha suonato la campanella nel tradizionale passaggio che precede il primo Consiglio dei ministri di ogni nuovo governo. Il premier, che succede a se stesso, è stato accolto dal segretario generale Roberto Chieppa, che poi gli ha passato la campanella, che da tradizione viene consegnata da un premier all'altro. Insieme a lui anche il sottosegretario uscente alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti e Riccardo Fraccaro che gli succede a Palazzo Chigi. Tra i due una stretta di mano.
LE TAPPE - Lunedì, il premier si presenterà alla Camera per chiedere la fiducia. Il giorno dopo, martedì, sarà la volta del Senato, già un primo mini-esame dal momento che il via libera non pare quanto meno scontato. In teoria la maggioranza può contare su 173 senatori (ne basterebbero 161), ma qualcuno (dalla Lega) ha agitato nei giorni scorsi lo spettro dei franchi tiratori fra i 5 Stelle. Oggi, intanto, si è tenuto il primo Consiglio dei ministri. In giornata con ogni probabilità sarà formalizzato il candidato italiano al ruolo di commissario europeo. In attesa della comunicazione ufficiale, fonti Ue riferiscono che il nome indicato dal nostro Paese è quello dell'ex premier Paolo Gentiloni (Pd), in lizza per diventare responsabile degli Affari Economici. Ed è lui stesso a confermarlo su Twitter: "Amo l'Italia e l'Europa e sono orgoglioso dell'incarico ricevuto - scrive -. Ora al lavoro per una stagione migliore". Da ambienti europei si apprende che la presidente eletta della Commissione Ursula von der Leyen - che ha hannunciato di aver ricevuto i candidati di tutti gli Stati membri - incontrerà Gentiloni già domani a Bruxelles.
Amo l’Italia e l’Europa e sono orgoglioso dell’incarico ricevuto. Ora al lavoro per una stagione migliore.
— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) September 5, 2019
Heureuse d'avoir reçu des candidats de tous les États membres. J'ai hâte de former mon équipe. Présentation du Collège mardi. pic.twitter.com/HCsMeursMV
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) September 5, 2019
I ministri del nuovo governo
Sono 21 i nuovi ministri che compongono la squadra del premier (qui la lista completa): 10 del Movimento 5 Stelle, 9 del Pd, uno di Leu e un tecnico all'Interno. E' Luciana Lamorgese, ex prefetto chiamata a sostituire Matteo Salvini. All'Economia va Roberto Gualtieri, in quota Pd, uno storico benvoluto in Europa e grande conoscitore della macchina Ue. Nunzia Catalfo, per molti versi la 'madre' del reddito di cittadinanza, è il nuovo ministro del Lavoro. Restano nel governo giallorosso, dopo aver fatto parte di quello gialloverde, Sergio Costa (Ambiente), Alfonso Bonafede (Giustizia) e Luigi Di Maio che passa agli Esteri.
Buon lavoro e auguri al nuovo Governo e a tutti i Ministri! Ora cambiamo l’Italia #giuramento pic.twitter.com/VowsJ21Gvs
— Nicola Zingaretti (@nzingaretti) September 5, 2019
L'ultimo braccio di ferro per la definizione della squadra si è consumato ieri, e non è stato fra democratici e pentastellati, bensì tra Conte e Di Maio. "Giuseppe si sta allargando troppo", spiegava un big grillino a metà mattinata. Per fargli capire chi comanda, Di Maio ha imposto il fido Fraccaro come sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Un modo per controllare il premier che si è ormai imposto come rivale politico del leader, sulla carta, del Movimento.