Lunedì 28 Ottobre 2024
COSIMO ROSSI
Politica

Il ministro Giuli non teme Report: “Rivelazioni? Tutto noto”

Nel mirino le nomine al Maxxi e il passato del titolare del dicastero. Lui si difende: “Sono indipendente, non ho mai tradito la premier Meloni”

Roma, 26 ottobre 2024 – Niente sesso al Collegio romano. Alla fine lo scoop di Report sul ministro della Cultura Alessandro Giuli in onda domani sera non riguarderebbe relazioni di nessun tipo e men che mai orientamenti sessuali. A parte la già nota militanza giovanile del ministro nel gruppuscolo di sentimenti post-nazisti e neo-pagani Meridiano Zero, il nuovo “caso” analogo alla vicenda Boccia-Sangiuliano riguarderebbe una consulenza da 14mila euro lordi rinnovata al Maxxi presieduto da Giuli a Marco Carnabuci, legale consorte del già segretario generale del museo Francesco Spano: che il ministro aveva voluto come capo di gabinetto, ma che poi ha preferito dimettersi a scapito della macchina del fango dello scandalismo e degli insulti omofobi.

Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli
Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli

Il neo-ministro Giuli promette di guardare la puntata al telefono col proprio avvocato, dicendosi certo di non avere “fatto nulla di sbagliato” né “mai tradito la premier Giorgia Meloni”. Al tempo stesso, però, la nomina e le prime mosse di Giuli hanno scatenato risentimenti e coltelli tra i Fratelli d’Italia. Non a caso il ministro, conversando con un amico al ristorante, ha pronosticato “molte impronte” sul proprio cadavere. Anche se per il momento non esiste nessuna ipotesi o ragione di ventilare dimissioni del nuovo entrato, come sostiene la ministra del turismo Daniela Santanchè, la cui posizione è invece resa più precaria dalle vicende giudiziarie.

Di certo Giuli si è preso una strigliata da Palazzo Chigi per la scelta di un Capo di gabinetto vicino al centrosinistra e omosessuale. “In un governo il cui partito di maggioranza ha il 30% deve esserci spazio per una destra progressiva, non reazionaria, allergica a qualsiasi lacerto di nostalgie identitarie”, si difende il ministro nell’odierna trasmissione di Radio3 sulla lingua italiana, dove rivendica anche la citazione di Albert Camus sul “pensiero solare” e la necessità di usare parole complesse. Cose ben note a Meloni, “che mi ha voluto qui”, chiosa Giuli. Ma le scelte del ministro hanno irritato mezza FdI. Il presidente del Senato Ignazio La Russa e il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari non hanno digerito il licenziamento del capo di gabinetto Francesco Gilioli, funzionario parlamentare. L’atteggiamento neo-pagano libertario del ministro ha inoltre suscitato il malumore dell’anima più clerico-conservatrice del partito, capitanata dal sottosegretario Alfredo Mantovano. Mentre il presidente della commissione cultura e plenipotenziario Federico Mollicone probabilmente vagheggiava anche lui l’incarico ministeriale. A conti fatti, perciò, Giuli al momento ha più nemici in casa che fuori. Anche se il segretario nazionale del Psi Enzo Maraio non manca di contestare l’incompatibilità della militanza giovanile estremista con ruoli istituzionali. Stasera Report narra infatti “Il pedigree politico di Alessandro Giuli” nel racconto di Rainaldo Graziani, ex leader di Meridiano Zero, “movimento di ispirazione neonazista e influenze esoteriche”.