Messa in cassaforte la manovra, su cui l’approvazione definitiva del Senato arriverà oggi, si apre davanti al governo, alla maggioranza e alle opposizioni una ripresa impegnativa, che culminerà il 20 gennaio con la decisione della Corte costituzionale (nella foto, il presidente uscente Augusto Barbera) sull’ammissione del referendum abrogativo del ddl sull’autonomia differenziata. Proprio quest’ultima scadenza impone nei primi giorni post Epifania un impegno del Parlamento che implica un necessario accordo bipartisan. Si tratta della nomina di ben quattro giudici costituzionali, per eleggere i quali occorre il quorum dei tre quinti, soglia che il centrodestra non raggiunge da solo. La Corte costituzionale ha, dal 21 dicembre, solo 11 dei suoi 15 componenti, il minimo legale per poter deliberare. Di qui l’urgenza della convocazione del Parlamento in seduta congiunta per l’elezione dei quattro giudici. E non sarà facile tale convocazione innanzitutto per il solito "ingorgo" di decreti. Al netto di quelli già all’esame del Parlamento, ve ne sono altri quattro approvati dal Consiglio dei ministri ma non ancora pubblicati in Gazzetta ufficiale (in attesa della bollinatura della Ragioneria generale dello Stato): il Milleproroghe, il decreto Caivano bis, un nuovo decreto Pnrr e quella sulle armi all’Ucraina.
PoliticaGiudici costituzionali, quattro nomine decisive. Gennaio di fuoco in Parlamento