Roma, 9 dicembre 2015 - SONO passati solo quindici anni dal giubileo del 2000, aperto da papa Wojtyla, già gravemente malato, sulla soglia di un nuovo millennio di speranza. E sembrano passati secoli, oggi che papa Bergoglio riapre la Porta santa, in un tempo gravato dall’universale paura. Davanti a noi quel 24 dicembre 1999, quando il Papa polacco aprì la porta del futuro, una proiezione di incognite invitava ad attraversarlo con fiducia, caduto il comunismo, avviata con la road map una trattativa fra Israele e palestinesi per due stati liberi, ripresi i fili della condivisione di tanti valori comuni alle religioni, preparandosi una moneta unica europea che prometteva un’Europa finalmente unita. Il cardinale di Milano, il grande Martini, teneva aperta una cattedra per i non credenti. «Quale allora ci apparia / la vita umana e il fato»…
IL BUIO del futuro appariva allora tutto trasparente, rievocativo dello slancio con cui, varcata la soglia dell’altro millennio, nell’anno 1000, dopo l’attesa nevrotica della fine del mondo, l’umanità riscopriva la voglia di vivere nella fiducia di superare ogni paura. Pareva un dono essere arrivati fin lì, sulla porta del 2000. Oggi siamo noi quel futuro diventato tutto trasparente. E ci chiediamo come sia stato possibile bruciare tante speranze, in 15 anni. Doveva venire di lì a poco l’11 settembre, prima di una serie di violenze che l’uomo, rinnovato Caino, infligge al fratello Abele. E così abbiamo conosciuto il conflitto in Iraq, preludio alla resurrezione di un fantasma assetato di sangue, la guerra di religione che si credeva vinta dall’Illuminismo, dalla scienza e dal progresso. Un perfido demone mai spento al fondo della mente si è risvegliato, abituato a fare delle religioni rivelate uno strumento di oppressione. Era il turno dell’Islam. E siamo giunti alle immagini dei tagliagole in nome di Allah, ai video del povero pilota giordano arso vivo in una gabbia, l’immagine più spietata della barbarie dell’Isis, a onta di millenni di civiltà. Poi gli attentati. E intanto le folle dei migranti che si aggrappano alle inferriate delle frontiere in Ungheria, Aylan il bambino siriano affogato in mare tra le braccia del soldato turco la cui foto ha per qualche secondo fermato l’insensata corsa del mondo. Su quale umanità si schiuderà la porta del prossimo giubileo? Non resta che unirsi all’auspicio papale che vinca la misericordia, fra Caino e Abele.