Roma, 30 giugno 2024 – Onorevole Fabio Rampelli, esponente di FdI e vicepresidente della Camera: l’indignazione per i modi dell’inchiesta di Fanpage non rischia di dare adito all’impressione che FdI voglia nascondere sotto il tappeto opinioni razziste e antisemite nel partito?
"Non scherziamo. La domanda confonde due piani. Quello del merito, su cui per primi diciamo che si tratta di fatti esecrabili, inammissibili e indecenti. Chi si è reso responsabile di quegli atteggiamenti è fuori dalla storia e dai valori costituzionali. E quello del metodo di Fanpage, sulla cui liceità è giusto interrogarsi e oggi lo stanno facendo fior di costituzionalisti. Occorre sapere se è lecito che un giornalista, oltre a fare le sue pubbliche inchieste, possa introdursi nei fatti privati. Tuttavia questo genere di persone io negli anni ‘80 e ‘90 le buttavo fuori".
Molte affermazioni e immagini analoghe a quelle viste su Fanpage campeggiano sui profili social dei giovani, sia di destra che di sinistra. Non è un po’ riduttivo considerarle singole mele marce?
"Nessun riduzionismo. Le mele marce rischiano di infettare l’albero. Se un merito ha l’inchiesta di Fanpage è di aver portato alla luce persone ed episodi che non conoscevamo, che infangano FdI e offendono il duro percorso di tutti noi, a iniziare da Giorgia Meloni. Che prima di essere presidente del Consiglio è stata una ragazza che ha iniziato il suo impegno proprio nella stagione in cui si cambiava il linguaggio della destra, si infrangevano gli stereotipi del nostalgismo e si praticavano le vie del movimentismo, del volontariato, dell’ambientalismo".
La senatrice Segre teme che a destra si approfitti del governo per rafforzare derive che "ci sono sempre state”…
"La senatrice Segre è per tutti gli italiani un esempio di forza e di dirittura morale. Siamo fieri di averla con noi. Dovrebbero semmai farsi un esame di coscienza coloro che hanno fatto quelle dichiarazioni deliranti".
Lei ha percorso tutta la parabola della destra italiana. La nascita di FdI ha rivitalizzato qualche resistenza nostalgica rispetto alla svolta di Fiuggi che una parte della destra post Msi aveva mal digerito?
"La nostra identità politica si è trasformata da tempo, mentre abbiamo saldamente conservati i valori cui ci ispiriamo. Ma proprio perché FdI ha il cuore e la testa a Colle Oppio, voglio raccontare un aneddoto: i nostri ragazzi, ben prima di Fiuggi, consegnarono nel Rettorato della Sapienza al rabbino capo Toaff una lettera di condanna delle leggi razziali e di vicinanza alla comunità ebraica. Fu un gesto che anticipò la visita di Fini a Gerusalemme che fece tanto, forse eccessivo, scalpore. Era una tappa storica che la destra avrebbe voluto fare da tempo".
Fini sancì la svolta con due gesti: definire il fascismo "male assoluto” e andare allo Yad Vashem. Li considera aspetti fondativi anche per FdI?
"Per me, anzi per FdI, la mozione dibattuta a Fiuggi fu il momento epocale che avrebbe reciso per sempre qualsiasi tentazione nostalgica, di maniera o di sostanza. La vergogna incommensurabile delle leggi razziali brucerà per sempre nella coscienza degli italiani. Per me vale ieri, vale oggi e per sempre".
Perché non definirsi antifascisti una volta per tutte?
"Se non ci fossero stati così tanti morti ammazzati, amici, bambini, famiglie distrutte dall’antifascismo militante che ha avvelenato gli anni ‘70 e ‘80 questo problema non si porrebbe. E anche nel movimento antifascista che ci ha liberati dalla dittatura c’erano antifascisti che volevano portarci sotto un’altra dittatura, quella comunista. Sono contro il nazismo, il comunismo e il fascismo. Penso possa bastare. Questo dibattito è tristissimo perché mi fa respirare l’odore di piombo che ci ha sfiorati. Non lo voglio più sentire".