IL N ODO è sempre lo stesso, l’investitura di Stefano Parisi a leader di Forza Italia e a possibile nuovo federatore di un’area adesso dispersa e frammentata. Toti è l’alter ego. È l’uomo che ha vinto in Liguria unendo l’intero schieramento, è l’uomo che guarda a Fratelli d’Italia e alla Lega Nord, quest’ultima presente ad Arezzo con Roberto Maroni mentre Salvini ha inviato un video su Facebook. Il governatore della Liguria non ha imbarazzi. E scandisce: «Le Pen alleato europeo di Salvini? non mi turba più di tanto». Poi il ritorno al tema ‘caldo’: «Non esistono gli amministratori delegati nei partiti e non esistono neanche i manager. Esistono solo dei dirigenti politici». Ognuno al suo posto, dunque, anche se Parisi è «uno che ci ha messo la faccia», che ha i requisiti per sedersi «al tavolo dei dirigenti politici», che ha tutto il diritto di dire la sua e di essere ascoltato. «E sulle idee che contribuiranno a formare un centrodestra plurale e ampio, ci confronteremo».
INTANTO la convention del «No grazie» gli offre un’altra occasione per smarcarsi da Berlusconi e dall’ala Fininvest, col robusto supporto di Giorgia Meloni, più combattiva che mai a dispetto di un pancione portato con assoluta disinvoltura: «Il discrimine per chi vuole costruire un’alternativa seria di governo è questo, se qualcuno sta con il No e poi vuol tenere in sella Renzi anche se perde, tanto vale che faccia campagna per il Sì», tuona la pasionaria della destra. E per lei è cruciale che proprio da Arezzo, dalla città di Maria Elena Boschi e del crac di Banca Etruria, parta la crociata referendaria contro il presidente del consiglio.
Ma alla fine resta Parisi il convitato di pietra, «si iscriva a Forza Italia o al partito di centrodestra che ritiene più opportuno» gli manda a dire Toti per il quale i comitati del No possono davvero diventare l’occasione per una ritrovata unità «delle forze che compongono la coalizione».
IL RADUNO di Arezzo, a cui hanno partecipato oltre cinquecento persone stipate nell’auditorium del Palaffari, finisce dunque per diventare, al di là della netta posizione sul referendum e sulla battaglia all’ultimo sangue contro Renzi, l’immagine plastica del dibattito che da mesi sta animando il centrodestra, alla ricerca di una leadership che però, dallo stesso Toti, viene considerata «fuorviante», perché «le leadership le scelgono i cittadini, i leader non si autoproclamano, non nascono per caso e tantomeno si trovano sotto i cavoli, ma vengono fuori dal confronto serrato delle idee e delle capacità». La sfida è dunque aperta e il referendum l’occasione giusta per sferrare l’attacco vincente: da una parte o dall’altra.