Domenica 22 Dicembre 2024
REDAZIONE POLITICA

Giorgio Napolitano è morto, addio al Presidente emerito della Repubblica

Da tempo era ricoverato in una clinica romana, negli ultimi giorni le sue condizioni si erano aggravate. Domenica la camera ardente in Senato, poi i funerali di Stato in forma laica

Giorgio Napolitano (Ansa)

Roma, 22 settembre 2023 – Giorgio Napolitano è morto oggi alle 19.45 nella clinica Salvator Mundi a Roma. La notizia arriva dopo che giorni fa si erano diffuse indiscrezioni circa l’aggravamento delle sue condizioni di salute. Il Presidente emerito della Repubblica e senatore a vita aveva 98 anni, era nato a Napoli il 29 giugno 1925. Al Senato domenica sarà allestita la camera ardente, mentre i funerali di Stato saranno in forma laica. 

Napolitano era ricoverato da 4 mesi ma ultimamente le sue condizioni, già critiche, erano ulteriormente peggiorate. I medici già da giorni avevano staccato le macchine per la respirazione artificiale, ma il suo cuore ha continuato a battere fino a stasera. Al suo capezzale la moglie Clio, 89 anni, e i figli Giulio e Giovanni, oltre al consulente per la comunicazione e amico di una vita, Giovanni Matteoli.

Giorgio Napolitano (Ansa)
Giorgio Napolitano (Ansa)

Nel maggio del 2022 Giorgio Napolitano era stato operato all'addome all'ospedale Spallanzani di Roma: era il suo secondo intervento da quando aveva lasciato la presidenza della Repubblica nel 2015. Il 24 aprile del 2018, dopo le elezioni, il senatore a vita era stato ricoverato all'ospedale San Camillo di Roma per un improvviso malore e sottoposto a un complesso intervento all'aorta, eseguito dal professor Francesco Musumeci. Oltre un mese dopo, il 22 maggio, era stato dimesso.

Undicesimo Presidente della Repubblica

Ex membro del Partitco Comunista, passato poi ai Democratici di Sinistra Giorgio Napolitano è stato l'undicesimo Presidente della Repubblica Italiana dal 15 maggio 2006 al 14 gennaio 2015. In carriera è stato presidente della Camera nell'XI Legislatura, subentrando nel 1992 a Oscar Luigi Scalfaro, salito al Quirinale. Poi fu ministro dell'interno nel governo Prodi I, deputato dal 1953 al 1996, europarlamentare dal 1989 al 1992 e poi di nuovo dal 1999 al 2004, infine senatore a vita dal 2005, su nomina di Carlo Azeglio Ciampi, fino alla sua stessa elezione alla prima carica della Repubblica. Nel 2011 gestì dal Colle la delicata crisi di governo del Berlusconi IV, con i titoli di Stato italiani sotto violento attacco degli speculatori. Crisi che portò alla nomina di Mario Monti a presidente del Consiglio e al conseguente insediamento del governo tecnico. 

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Il secondo mandato

Napolitano è stato il primo Presidente della Repubblica nella storia d’Italia a coprire due mandati. Successe nell’aprile 2013, quando lo stallo seguito alle elezioni politiche non consentiva di trovare convergenza tra i partiti. Uno schieramento trasversale chiese quindi al Capo dello Stato uscente la disponibilità per la rielezione. Napolitano accettò e il 20 aprile 2013 fu eletto nuovamente al Quirinale con 738 voti su 997 votanti dei 1007 aventi diritto. A giugno avrebbe compiuto 88 anni. Durante il suo discorso al Parlamento riunito che lo aveva appena rieletto, usò toni durissimi ed eccezionali. Con voce rotta dall’emozione, ringraziando per la rinnovata fiducia, ammise che per lui era “una prova difficile da sostenere”, visto che “l'età e le forze sono al limite”.

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Quindi non fece sconti all’Aula che lo acclamava “Il vostro applauso non induca a nessuna autoindulgenza", le sue parole. "Convenienze, tatticismi e strumentalismi" hanno condannato "alla sterilità o ad esiti minimalistici i confronti tra le forze politiche e i dibattiti in Parlamento". 

Il 24 aprile, dopo consultazioni lampo, il capo dello Stato affidò a Enrico Letta il compito di formare il governo che si basò su “larghe intese” tra le forze politiche. Letta rassegnò dimissioni irrevocabili il 17 febbraio 2014, cinque giorni dopo giurava il governo di Matteo Renzi.

Napolitano annunciò le sue dimissioni da Presidente della Repubblica nel 2014, nel discorso di fine anno, lasciò ufficialmente l’incarico il 15 gennaio 2015, dopo circa 21 mesi dall’inizio del suo secondo mandato.