L’Autonomia differenziata? "Una legge monca di pezzi fondamentali. O la completiamo, o corriamo il rischio di essere bocciati al referendum, se l’opposizione raccoglierà le firme". Parola di Giorgio Mulè, vicepresidente forzista della Camera.
Che cosa manca?
"Prima di tutto, la definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni e i soldi per finanziarli. Bisogna bloccare i negoziati con le Regioni finché non c’è questa definizione, è necessario valutare l’impatto sulle nostre casse delle intese, capire il peso del trasferimento delle materie non Lep e rispettare la facoltà del Consiglio dei ministri di limitare il campo delle materie oggetto d’intesa. Insomma: si devono attuare i nostri quattro ordini del giorno".
Gli ordini del giorno spesso valgono zero.
"Non in questo caso. Bisogna trasformarli in norme per esorcizzare il rischio, sbandierato dal centrosinistra, di una riforma che spacca in due l’Italia".
Come convincerà i leghisti a non bruciare le tappe stavolta?
"Non si tratta di convincere nessuno, ma di non accontentarsi di una riforma purchessia, dando piena attuazione all’Autonomia. Viceversa, non perderà Forza Italia e vincerà la Lega, ma perderemo tutti, perché il giudizio sarà sommamente negativo nei confronti del centrodestra. È una chiamata alla responsabilità della maggioranza che deve dare corpo all’anima di questa riforma. Un corpo fatto da denari e da atti legislativi".
Intanto, l’Autonomia ha già spaccato una famiglia forzista: il senatore Mario Occhiuto l’ha votata, il governatore della Calabria, Roberto, ha esortato alla disobbedienza a Montecitorio.
"Ma loro non dicono due cose diverse: Mario ha fatto la sua parte al Senato introducendo modifiche, dopo di che la riforma aveva bisogno di un ulteriore intervento alla Camera, dove purtroppo la partita non si è giocata per chiudere presto".
Lei avrebbe votato la legge se non avesse presieduto l’Aula nella maratona notturna?
"L’avrei votata, perché il vincolo di lealtà al governo chiama tutti ad essere responsabili".
Anche perché silurando l’autonomia, saltavano premierato e riforma della giustizia.
"Esatto. Alla lealtà di Forza Italia non può corrispondere un voltafaccia delle altre forze di centrodestra".
Metà dei deputati azzurri, però, non l’ha votata.
"È la sentinella di un disagio evidente, che va ascoltato e indagato. Ne discuteremo al Consiglio nazionale dell’8 luglio, dove analizzeremo anche il voto europeo. Perché è giusta la soddisfazione per il risultato, però abbiamo problemi evidenti nelle grandi città e nelle zone del Centro-nord. Inoltre, va esaminato il voto in Sicilia: lì sono confluiti i voti di Cuffaro, Lombardo, di personalità di Noi Moderati che non hanno nulla a che vedere con FI, ma con i giochi in giunta. La nostra capolista delle Isole, Caterina Chinnici, è arrivata solo terza perché le è mancato l’appoggio di un pezzo del partito che faceva un gioco diverso".