Mercoledì 21 Agosto 2024
BRUNO VESPA
Politica

L’analisi di Bruno Vespa: “Giorgia Meloni senza ombre e allora c’è chi cerca di colpire la famiglia”

La presidente del Consiglio ha voluto tenere la sorella fuori dal dossier nomine. Nel 1994 il precedente dell’arresto di Paolo Berlusconi, fratello di Silvio

La premier Giorgia Meloni con la sorella Arianna

La premier Giorgia Meloni con la sorella Arianna

In principio fu Berlusconi. Nell’intera sua carriera imprenditoriale non fu mai disturbato dalla magistratura. "Pagava i partiti con gli spot pubblicitari – mi disse Di Pietro – e questo non è reato". "Poi il topo mise le corna per farsi più bello degli altri topini – mi spiegò Davigo –. E quando arrivò il gatto, il buco per scappare si era fatto troppo stretto". Le corna erano la discesa in campo. Ma come, noi abbiamo azzerato i cinque partiti che hanno governato l’Italia dal 1946 lasciando per puro caso vivo solo il Pds e spunta questo che vorrebbe vincere le elezioni…

Si comincia sempre dai fratelli. Tra il 1983 e il 1986 Paolo Berlusconi (socio del fratello nella Edilnord) vende tre palazzi al fondo pensioni della Cariplo pagando una cospicua mediazione a un ex dipendente della banca. L’inchiesta sonnecchia una decina d’anni e l’11 febbraio 1994, poche settimane prima delle elezioni politiche del 27 marzo, il fratello viene arrestato per corruzione. Il 9 marzo Enrico Mentana spara nel Tg5 delle 13 la notizia che Mani Pulite sta per arrestare Marcello Dell’Utri, presidente di Publitalia e cervello della campagna elettorale del Cavaliere, insieme con altre cinque persone del gruppo per falso in bilancio.

L’arresto salta, ma Silvio Berlusconi capisce che la sua vita politica non sarà semplice. E infatti a novembre gli viene recapitato con il massimo risalto mediatico mondiale un invito a comparire per corruzione della Guardia di Finanza (verrà assolto anni dopo), mentre presiede a Napoli una conferenza dell’Onu sulla criminalità. Con la copertura di Scalfaro, che gli promette di non sciogliere le Camere, e la complicità di D’Alema e Buttiglione, Bossi fa cadere il governo nel gennaio del 1995 e Berlusconi dovrà aspettare il 2001 per riprenderselo. Una persecuzione giudiziaria in corso ancora nel 2023, al momento della morte, terrà i governi del Cavaliere costantemente sotto ricatto.

La storia di Giorgia Meloni è completamente diversa. L’idea che la destra abbia vinto le elezioni nel 2022 e rischi seriamente di restare al potere cinque anni è oggettivamente insopportabile per gran parte di un mondo che conta tuttora. Le hanno perquisito la vita, ma non hanno trovato nemmeno un osso di seppia nascosto nell’armadio. E allora si cerca di colpire la famiglia. Bob Kennedy, ministro della Giustizia e braccio destro del fratello, è soltanto ammirato. In Polonia Lech Kaczynski diventa presidente della Repubblica e nomina primo ministro il gemello Jaroslaw. Se vincerà le elezioni, Kamala Harris annuncia un cospicuo parentado da sistemare…

Giorgia Meloni ha un cognato al Governo, Francesco Lollobrigida. Avrà fatto qualche gaffe, ma quasi tutto il mondo agricolo lo apprezza. La trasmissione Rai Report annunciò un’inchiesta formidabile contro di lui, persa nelle nebbie. La moglie di Lollobrigida è Arianna Meloni. Domenica 18 agosto, sotto il rumorosissimo titolo "Vogliono indagare Arianna Meloni", il direttore del Giornale Alessandro Sallusti mette insieme i pezzi di una campagna che addebita alla sorella del presidente del Consiglio di impicciarsi, quando non di decidere lei stessa, delicate nomine di Stato: da Terna alle Ferrovie, dalla Rai ad altro ancora. Sallusti ricorda il teorema Palamara: se si mettono d’accordo magistrati, giornali compiacenti e una forza politica, sei fritto.

Ora, Italia viva è certamente un partito garantista anche per la persecuzione giudiziaria che ha colpito il suo leader Matteo Renzi. Ma quando l’onorevole Raffaella Paita dichiara alle agenzie che Arianna Meloni "ieri era sul giornale per l’influenza sulle nomine Rai, oggi per le Ferrovie dello Stato", viene il dubbio che voglia – magari involontariamente – auspicare l’apertura di una inchiesta sulla signora per traffico d’influenza. Reato assai scivoloso, anche se il decreto Nordio lo ha bene individuato nell’utilizzare intenzionalmente relazioni esistenti con un pubblico ufficiale per realizzare una mediazione illecita in cambio di denaro o di altra utilità economica. Immaginare che Arianna Meloni abbia fatto qualcosa del genere è allo stato puro calunniosa fantascienza, anche perché tutte le presunte interferenze sono state puntualmente smentite dall’interessata, senza adeguate controsmentite.

Ma a politici e osservatori sembra essere sfuggito un punto chiave. Dal 23 agosto 2023 Arianna Meloni è uno dei 43 capi dipartimento nominati dal presidente del partito (articolo 10 dello Statuto) sentito l’esecutivo nazionale. È capo della segreteria politica, incarico di vertice che l’autorizza – come i pari grado degli altri partiti – a occuparsi di pareri su ogni questione (nomine comprese) che quel partito trasferirà al governo (se è in maggioranza) o farà controproposte (se è all’opposizione). Giorgia Meloni ha voluto tenere la sorella rigorosamente fuori dalle nomine per evitare ogni equivoco (a quanto pare, invano). Ma se un giorno Arianna dovesse dare un parere, farebbe soltanto il compito suo.