Mercoledì 18 Dicembre 2024
GIOVANNI ROSSI
Politica

Giorgia Meloni difende le politiche di rimpatrio e attacca Stellantis al Parlamento

La presidente del Consiglio Meloni discute di migrazioni e industria europea, difendendo le sue politiche al Parlamento.

La premier Giorgia Meloni, 47 anni, oggi sarà a Bruxelles per il Consiglio Ue

La premier Giorgia Meloni, 47 anni, oggi sarà a Bruxelles per il Consiglio Ue

La voce della presidente del Consiglio risuona nei due rami del Parlamento. Il mondo convive con guerre e crisi, l’industria europea soffre a livelli impensabili, le migrazioni restano al centro del dibattito europeo. Ma Giorgia Meloni non ha dubbi e attacca su tutti i fronti. A partire dai centri di trattenimento in Albania, tuttora vuoti: "I centri andranno avanti. I recenti provvedimenti giudiziari dal sapore ideologico, se fossero sposati nella loro filosofia di fondo dalla Corte di Giustizia Ue, rischierebbero di compromettere le politiche di rimpatrio di tutti gli stati membri. Continueremo a lavorare con i 15 stati membri firmatari della lettera con la quale si chiede alla commissione di individuare soluzioni innovative per contrastare l’immigrazione".

Prima di volare a Bruxelles, dove oggi parteciperà al Consiglio Ue e alla cena con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nella residenza del segretario della Nato Mark Rutte, la premier (che su Kiev giudica positivamente Donald Trump), esalta "la straordinaria stabilità del Paese" e della maggioranza, nonostante alla Camera i banchi della Lega siano vuoti. "Dicono per colpa dei treni, oggi l’Italia è piena di chiodi...", ironizza il co portavoce di Avs Angelo Bonelli, ricordando il chiodo incolpato da Matteo Salvini per il collasso ferroviario del 2 ottobre. "Sono arrivata in ritardo anch’io e vengo in macchina, e il sindaco di Roma non è della Lega...", è la risposta piccata.

Giornata come da copione. Pensieri identitari, punture astiose, accuse nel merito. Elly Schlein (Pd): "Presidente Meloni scenda dal ring, questo è un luogo serio, capisco che cerca un nemico al giorno per coprire i fallimenti del suo governo, ma lei è la presidente del Consiglio di tutti gli italiani. I centri per i migranti sono vuoti. Ci sono stata, ho portato delle foto se vorrà farle vedere ai colleghi del Consiglio Ue. Avete buttato 800 milioni di euro. Ed è una vergogna che il governo italiano abbia deciso per decreto che l’Egitto è un paese sicuro". Poi il conflitto russo-ucraino: "Siamo al decimo pacchetto armi e Crosetto festeggia, intanto le risorse per la sanità sono ai livelli più bassi negli ultimi 17 anni, con quattro milioni e mezzo di pazienti che rinunciano alle cure", è la critica. Anche Giuseppe Conte (M5S) non crede a quanto ascolta: "Presidente Meloni, si è accorta che il paese è fermo? Ventun mesi di crollo di produzione industriale, il 30% in più di cassa integrazione e sta crollando anche l’export. Come fate a dire che va tutto bene? Ma siete impostori o incoscienti?".

Meloni difende esecutivo e strategie. Lo fa cercando il contrasto: "Prima o poi dovete fare un corso voodoo perché le macumbe non stanno funzionando...", dice rivolta ai banchi della sinistra ritenuta colpevole di aver "cercato di indebolire la posizione" italiana in Europa. E cita, come prova di successo, la vicepresidenza esecutiva a Raffaele Fitto, "con un portafoglio che vale mille miliardi". Prende tempo sulla firma del trattato Mercosur (Bruxelles senta "le categorie agricole"), offre interlocuzione "alla nuova leadership siriana", pospone il riconoscimento dello Stato palestinese: ora "sarebbe uno specchietto delle allodole". Ma è su Stellantis che picchia più duro: "C’eravate voi quando Conte ha deciso di non utilizzare i poteri speciali per fermare la fusione Fiat-Chrysler-Peugeot. Facciamo che c’eravate voi quando è stato garantito con i soldi dello Stato italiano un prestito da 6 miliardi e mezzo e si è detto che in cambio sarebbero stati mantenuti livelli occupazionali e produzioni in Italia". Invece l’anno dopo è "accaduto che Fiat Chrysler Stellantis staccassero 5 miliardi e mezzo di dividendi ai soci. Quel tempo per fortuna è finito". E subito lancia "idee e spunti per scongiurare conseguenze irreversibili". La prima? Sospendere "le multe alle case costruttrici".

Carlo Calenda (Azione) offre questo suggerimento alla premier: "Compito del governo è creare linee di politica industriale che consentano alle imprese di investire e non di far fabbriche in Spagna". Ma secondo il dem Vinicio Peluffo, il ministro Adolfo Urso "mente: di quale miliardo parla per la filiera dell’automotive 2025? Residuano solo 200 milioni per il 2026".