Roma, 16 novemrbe 2024 – "La Corte costituzionale ha messo profondamente in discussione i pilastri della legge sull’autonomia differenziata". Gongola Eugenio Giani, governatore toscano frontman della battaglia di ricorsi a trazione dem contro una delle riforme di punta dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Un day after convulso quello che segue il verdetto della Consulta che ha riconosciuto la parziale incostituzionalità della legge Calderoli, svitando alcune architravi della riformacon il centrodestra che fa buon viso a cattivo gioco e parla sostanzialmente di "passo avanti" mentre in casa dem si canta vittoria a tutto campo.
Presidente Giani, lei vede il bicchiere mezzo pieno?
"Io direi quasi del tutto pieno".
Ci spieghi.
"Beh, la Consulta ha riconosciuto l’incostituzionalità in sette punti della legge. Di fatto i ricorsi delle regioni sono stati accolti. ma vorrei soffermarmi subito su un punto".
Prego.
"Evitiamo fraintendimenti. Io sono da sempre un sostenitore dell’autonomia regionale ma deve essere impostata correttemente, altrimenti si creano danni all’equilibrio fra Regioni creando disparità. Sono perché l’Italia cresca tutta insieme, senza che nessuno resti indietro".
Cosa c’è di sbagliato fondamentalmente nelle legge Calderoli secondo lei?
"Di fatto è una riforma che mira a costruire venti regioni a statuto speciale, cioè uno stato federale. E invece la Repubblica italiana, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali. Quindi l’autonomia più che differenziata deve essere equa e solidale. Altrimenti è una follia, non puoi passare alle Regioni circa 20 materie. Diverso è il discorso delle funzioni amministrative e legislative".
Che è un po’ il punto cardine.
"Esatto. Il governo vuole intervenire sulle materie e la Corte ha affermato che è incostituzionale trasferirle anche perchè sono già regolamentate in Costituzione. Ci sono quelle esclusive dello Stato e quelle concorrenti, vanno specificate funzioni e procedure con cui le Regioni esercitano le proprie competenze".
E’ un argomento molto tecnico. Semplifichiamolo.
"Prendiamo la Toscana che è ricchissima di beni culturali. La materia è ovviamente statale, le funzioni le condividerei con la Regione per migliorarne l’accesso e la gestione".
La Lega sembra soddifsatta mentre lei parla di pilastri buttati giù dalla Corte. Quali?
"Il ruolo del Parlamento che è sostanzialmente assorbito dal Governo".
Poi?
"Questione economica. Si diceva che la legge non avrebbe avuto costi per lo Stato. Non è così. Addirittura il governo avrebbe potuto premiare Regioni per affinità partitica indicando criteri ad hoc per la definizione dei Livelli Essenziali di Prestazione".
Il significato politico?
"C’è ed è forte. La legge va riscritta. E comunque che anche il presidente della Calabria Occhiuto, Forza Italia, aveva chiesto una moratoria. L’aver fatto passare invece la legge a colpi di maggioranza a Roma ha portato allo stop della Consulta".