Venerdì 20 Dicembre 2024
REDAZIONE POLITICA

Gelmini: "Vi spiego perché cambiamo Forza Italia"

"Il software era da aggiornare, ma il Paese avrà sempre bisogno di un partito liberale"

Mariastella Gelmini e Silvio Berlusconi (Newpress)

Roma, 21 giugno 2019 - La sfida comune è cambiare il partito entro l’anno, dare risposta a quel ceto medio moderato che non si sente più rappresentato ed è dimenticato da questo esecutivo. I neo-coordinatori di Forza Italia, Mara Carfagna e Giovanni Toti, si presentano assieme per la prima volta, fianco a fianco a Piazza Montecitorio, davanti ai fotografi e alle telecamere. Il messaggio, anche fisico, è dimostrare assoluta sintonia e unità. E evidente che nel partito restano ancora delle incognite, prima tra tutte lo svolgimento delle primarie. Toti le vorrebbe già ad ottobre, Berlusconi invece le aveva ipotizzate solo dopo il Congresso a fine anno. Ma questo è il momento del rilancio, non certo dei distinguo. "Oggi si apre una fase nuova. Abbiamo tantissime cose da fare e abbiamo ambedue entusiasmo e determinazione", assicura raggiante la vicepresidente della Camera, avvolta in una giacca lillà. "Il Paese – aggiunge il Governatore ligure – aspetta tante risposte che questo governo non è in grado di dare: noi vogliamo rappresentare quei moderati riformisti che sono stai abbandonati e che abbiamo perso in questi ultimi anni». Anche per Mara Carfagna, il compito di Forza Italia è quello di rappresentare una forza "moderata, riformista, liberale e europeista". Per farlo, suggerisce Toti, il partito azzurro dovrà "aprire le sue porte ai tanti militanti e amministratori di un centrodestra nuovo, rinnovato, di governo".

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di Michele Brambilla

È finita l’epoca del partito di plastica? Del partito più padronale d’Italia? Insomma è finita l’identificazione assoluta di Forza Italia con Berlusconi? Ma poi: è concepibile una Forza Italia senza Berlusconi? Mariastella Gelmini, uno dei cinque componenti del board che guiderà la transizione, ci dice sostanzialmente tre cose: 1) che è stato avviato un grande processo di democrazia interna; 2) che al congresso non si parlerà solo di incarichi ma soprattutto di linea politica; 3) che Forza Italia diventerà un contenitore ben più grande di quanto non sia ora. Ma andiamo con ordine.

Gelmini, che cosa è successo l’altro ieri?

"Abbiamo introdotto una grossa novità nella vita del partito. Prima facevamo congressi provinciali e comunali, ma il nostro statuto è sempre stato presidenzialista. Cioè: nomine e linea politica le decideva il presidente. Ora Berlusconi, con un grande gesto di generosità e con grande lungimiranza, ha deciso di condividere una parte del suo potere decisionale. È stato nominato un board di cinque persone – Carfagna, Toti, Tajani, Bernini e la sottoscritta – che ha il compito di stabilire le regole per un congresso nazionale".

Lei dice: Berlusconi ha compiuto un gesto di generosità. Ma forse è stato costretto a farlo, visto gli ultimi risultati elettorali.

"Berlusconi è quello che ha sempre portato i voti, e non è che abbia smesso di portarli. Alle ultime Europee ha avuto più di mezzo milione di preferenze. Ma è un fatto che l’8 per cento non è un risultato esaltante, e ha aperto una riflessione. È chiaro che il consenso al partito si è molto assottigliato".

Toti lo diceva da tempo, che bisognava cambiare passo. Minacciava di andarsene.

"E sono contenta che invece sia rimasto. Chi ha lasciato Forza Italia non ha mai avuto fortuna".

Perché un congresso?

"Lo chiedevano molti di noi. Per coinvolgere di più tutti i dirigenti di Forza Italia. Per arrivare a decisioni condivise su tutto, incarichi e linea politica".

Prima decideva tutto Berlusconi?

"Gliel’ho detto, c’era uno statuto presidenzialista. Per esempio, il presidente nomina i coordinatori regionali. In futuro, i coordinatori saranno condivisi con il territorio".

Farete le primarie?

"Siamo all’inizio di un percorso di riorganizzazione complessiva. Se ci saranno le primarie, immagino che i candidati non mancheranno".

Berlusconi non sarà più il leader del partito?

"Lo è e lo sarà ancora. Ma si rende conto che qualcosa va cambiato. E ripeto, il suo è stato un gesto non dovuto, di generosità".

Lei ha detto: il congresso non servirà solo a nominare i nuovi dirigenti, ma anche a definire la linea politica. Ci sono dubbi sulla linea politica di Forza Italia? Cambierà qualcosa? 

"Resteremo alleati con Lega e Fratelli d’Italia. Ma con le nostre differenze. Siamo popolari e non populisti, liberali e non sovranisti".

Detto così, sembra una dichiarazione di guerra.

"Ma no. È che la Lega si è alleata con un partito, il Movimento Cinque Stelle, che non c’entra nulla con il suo elettorato tradizionale, quello del Nord, quello delle piccole e medie imprese, quello degli artigiani e dei commercianti... Oggi l’emergenza è l’economia, e un centrodestra non può affrontarla con le ricette dei Cinque Stelle. Noi siamo per le imprese e non per il decreto dignità; siamo per il lavoro e non per il reddito di cittadinanza; siamo per le infrastrutture e non per il blocco della Tav; siamo per la formazione al lavoro e non per i navigator; siamo per il taglio del costo del lavoro e non per il salario minimo. Vogliamo mettere gli imprenditori nelle condizione di assumere...".

Insomma mi sta dicendo che volete far rinsavire la Lega sul tema dell’economia...

"Di sicuro la Lega su questi temi è più in sintonia con noi che con i Cinque Stelle. Ma guardiamo anche ai 22 milioni di italiani che non sono andati a votare, e siamo certi che molti di loro aspettano più un centro-destra che un destra-destra. Oggi il ceto medio è più incazzato che moderato, ma non condivide la linea di Salvini e Meloni, che isola l’Italia".

Fatico a capire però che cosa ci sia di nuovo, nel programma che mi ha detto, rispetto alla vostra storia. Se non il fatto che Berlusconi non sarà più il Re Sole.

"Forza Italia è sempre stata dalla parte dei liberali, è vero: ma il suo software va riammordenato. E Berlusconi, che è stato un grande innovatore, è consapevole che è il momento di innovare ancora. Forza Italia non è morta, vedo tanto entusiasmo e una prateria immensa fra Zingaretti – che ha portato il Pd sempre più a sinistra – e Salvini. Abbiamo uno spazio politico enorme".