Roma, 13 giugno 2024 – Il Marta, il museo archeologico di Taranto, ha scelto di accogliere i Grandi della Terra con un messaggio universale affidato alla testa di Augusto capite velato, capolavoro in marmo del I secolo dopo Cristo. Un messaggio universale di pace, un auspicio, evidentemente, di questi tempi. Nei tre giorni del vertice la parola “pace“ sarà di certo declinata a più riprese. Purtroppo insieme alla sua nemesi, la guerra, anzi le guerre. Inutile girarci attorno: soprattutto il conflitto Russia-Ucraina è in cima alle agende di tutte le delegazioni. Oggi ci sarà anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Sono ormai lontani i tempi in cui i “G“ non erano 7 ma 8, con dentro la Russia. Ora invece Mosca è la “nemica“. E sul sostegno a Kiev si gioca molto della riuscita della tre giorni di Borgo Egnazia, ma anche se non soprattutto della tenuta e del destino della nuova Europa che verrà dalle trattative post voto. Già alla vigilia, pare che uno dei nodi più spinosi, vale a dire l’utilizzo pro Ucraina degli asset congelati alla Russia, sia stato risolto: 50 miliardi di dollari di aiuti militari a Kiev arriveranno proprio dai beni confiscati a Mosca. L’annuncio, peraltro, lo dà in anticipo un Macron pur in crisi e malconcio dopo la batosta elettorale. Il G7 è insomma solo una rotella del complesso ingranaggio della questione ucraina. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, pressa i Paesi dell’Alleanza: "L’Italia ha promesso un nuovo sistema Samp-T e mi aspetto che gli alleati annuncino nuovi aiuti militari all’Ucraina breve e mi aspetto che al summit di Washington concordino un pacchetto sostanzioso per Kiev". Sullo sfondo lo sprint per l’adesione della stessa Ucraina alla Nato. En passant, l’Ungheria di Orban, togliendo il veto al pacchetto di aiuti militari ha comunque ottenuto di poter non aderire al piano.
Dal G7 italiano parte dunque una sfida esplicita a Vladimir Putin, peraltro alla vigilia della Conferenza in Svizzera promossa dallo stesso Zelensky. Ma inevitabilmente non si parlerà solo di Ucraina. Il conflitto mediorientale e il disastro umanitario a Gaza saranno al centro del confronto già oggi, dopo le sessioni sull’Africa (e qui l’Italia ribadirà lo schema del Piano Mattei) e prima di quella sulla stessa Ucraina, con Zelensky che peraltro vedrà poi Biden in un bilaterale. La bozza di dichiarazione finale sembrerebbe ribadire il sostegno dei Sette alla roadmap per Gaza delineata da Biden e approvata anche dal Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il G7 chiederà dunque ad Hamas di accettare l’accordo di cessate il fuoco e a Israele di allentare l’escalation di una "offensiva militare su vasta scala" a Rafah, in linea con le indicazioni provvisorie ordinate dalla Corte internazionale di giustizia dell’Aja. Anche per questo sono stati invitati al summit quei leader regionali, da Erdogan al re di Giordania, che potrebbero giocare un ruolo-chiave nelle trattative.
Lo sguardo globale del vertice si poserà poi sul convitato di pietra. Domani, nella sessione diplomaticamente intitolata "Indo-Pacifico e sicurezza economica", sul tavolo ci sarà la Cina,nel mirino anche per la fornitura di tecnologia duale a Mosca. E il dossier cinese sarà corposo anche per la questione della cosiddetta ‘sovraccapacità’ dell’industria, delle accuse di distorsione del mercato e di concorrenza sleale, che Pechino contesta, dopo che l’Ue ha deciso ancora ieri l’imposizione di dazi contro le sue auto elettriche. La guerra è anche commerciale. E questo forse Augusto non l’aveva previsto.