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Annamaria Furlan, 66 anni, ex segretaria Cisl e senatrice del Partito Democratico
Senatrice Annamaria Furlan, già leader della Cisl oggi sui banchi del Pd, si sente rappresentata e garantita dal riconoscimento del pluralismo espresso dalla segretaria Elly Schlein sui referendum?
"Mi sembra che la segretaria abbia detto che il Pd appoggia in toto i referendum sulla cittadinanza e della Cgil sul lavoro. La mia posizione è nota e personalmente non condivido questa impostazione. Oltre a quello sulla riduzione dei tempi per la cittadinanza, condivido il referendum che introduce regole per i contratti a termine e quello sulla responsabilità dell’impresa appaltante su infortuni e sicurezza: da quando abbiamo appalti a cascata ogni giorni ci sono incidenti".
Mentre sul Jobs act lei e una consistente minoranza non siete d’accordo...
"No. Il primo quesito, tra l’altro, è ampiamente superato dalle sentenze. Guardare il mondo del lavoro dallo specchietto retrovisore non è quel che occorre. Siamo in una fase importante per la transizione digitale e energetica, ed è la competenza il vero articolo 18 che garantisce i lavoratori".
Perdoni l’impertinenza, ma come può un partito politico non assumere una posizione chiara sui referendum, come ha chiesto ad esempio Orlando, che non ha firmato i questi?
"Mi sembra che la posizione sia stata assunta, ma non significa che io la condivida. Parliamo di una legge, quella sul Jobs Act, approvata dall’allora Pd, con molti esponenti che si sono distinti su questo tema. Ci mancherebbe che un partito che si chiama democratico non lasciasse libertà di scelta".
Ma le posizioni in tema di diritti del lavoro non sono le stesse che in materia eticamente sensibile, come il fine vita. Se un partito di sinistra non è unito su quelle, su cosa lo è?
"Nei grandi partiti si chiama democrazia. La mia opinione è che il Pd o è plurale o non è. Il Pd è nato in modo plurale e fino adesso, nell’esperienza di tutti questi anni, è riuscito a preservare queata prerogativa. Sarebbe un tragico errore se non continuasse a essere così".
Il sostegno ai referendum della Cgil a suo avviso può pregiudicare i rapporti e le alleanze elettorali coi centri moderati, come Calenda e Renzi, che ha patrocinato il Jhobs act?
"Non credo proprio. Mi sembra che stiamo facendo ovunque alleanze molto larghe. Ed è l’unico modo per riuscire a vincere le elezioni. Io di questo sono convinta. In Liguria, dove si è scelto di escludere Italia Viva, elezioni sono state perse nonostante le vicende giudiziarie che hanno investito la giunta di Toti. In Emilia Romagna e Umbria, dove al contrario le alleanze sono state larghe, abbiamo vinto. Questo credo che insegni molto. Nelle aule parlamentari, tra l’altro, sulla grande maggioranza della cose siamo molto spesso d’accordo tra opposizioni: penso anzitutto al tema della sanità".
E la legge di iniziativa popolare della Cisl sulla partecipazione dei lavoratori?
"Dopo un ampio dibattito interno il Pd ha scelto l’astensione. Non ne sono soddisfatta, perché a mio avviso quella legge, pur essendo stata falcidiata con emendamenti soppressivi dal governo, ha fatto crollare un muro. Spero che al senato si possano ripristinare tutte le parti soppresse. Io personalmente voterò a favore".