Conoscere Franco Frattini è stato un privilegio. Ho potuto apprezzarlo nelle sue virtù sia pubbliche - le nostre esperienze istituzionali si sono incrociate sin dal 1987 - che private, visto che il nostro sodalizio politico si è trasformato in amicizia profonda, consolidata anche dalla grande passione che abbiamo condiviso per lo sci e per il mare. In lui, la mitezza e la cortesia dei modi, da tutti sottolineate, si incarnavano nella sostanza dei solidi principi della tradizione nazionale, della visione geopolitica fondata sul ruolo della alleanza atlantica, del pragmatismo raffinato perché colto.
Franco ha svolto molti ruoli pubblici, interni ed europei, dopo essere diventato per concorso il più giovane consigliere di Stato. Ed altre funzioni gli sono state precluse nell’ultimo miglio. Quasi segretario generale della Nato per larga volontà dei Paesi membri, ne è stata ritirata la candidatura dal Governo italiano. È stato poi meritatamente proposto alla più alta carica della Repubblica. Schivo, non aveva cercato questa candidatura, ma ha dovuto sopportare infondati pregiudizi a causa del gioco di potere. Raramente si sono unite, in una persona ancora giovane, così alte esperienze, ma in quel tempo pur recente la politica non è apparsa capace di scegliere e decidere.
Tanta dimensione pubblica si è tuttavia sempre unita con una forte dimensione privata, che ha compreso affetti intensamente vissuti e passioni ben coltivate. Franco era una persona, insomma, integralmente formata e realizzata, che lascia amici ed estimatori, intenzionati a curarne la memoria quale fonte educativa per i molti giovani disorientati e incerti sui percorsi di vita.