Roma, 24 luglio 2016 - IN QUESTI giorni il tema della leadership di Forza Italia è al centro dell’attenzione e la questione del passaggio di testimone tra Silvio Berlusconi e il suo erede sembrerebbe avere subito un’accelerazione.
SI parla di Stefano Parisi, già sfidante di Giuseppe Sala alle comunali di Milano, come scelta ideale dell’ex Cavaliere. Ma quanto risponde questa figura alle preferenze dell’elettorato del partito? E soprattutto, in quale misura la sua guida saprebbe rilanciare il centrodestra nel mercato politico? Per comprenderlo, occorre considerare che l’elettorato di Forza Italia, attualmente, può essere suddiviso in due gruppi. Esiste un’area rappresentata da quelli che potremmo definire i ‘fedelissimi’: sono i supporter che hanno sempre votato il partito e continuano a farlo ancora oggi, indipendentemente dal quadro politico generale e dalla forza del leader, Silvio Berlusconi.
ACCANTO a questi, si colloca un’aera classificabile come quella degli elettori ‘critici’: soggetti che, pur condividendo con i primi la medesima appartenenza politica ideale, per ragioni di tipo diverso hanno dirottato nel corso del tempo la propria scelta altrove. In attesa che il partito tornasse a essere competitivo e che la coalizione assumesse un profilo diverso, magari più coerente e compiuto. Oppure, nella convinzione che l’esercizio dell’opposizione fosse gestito da altri in modo più efficace. In questa chiave va letta a esempio la scelta compiuta da molti di dirottare il proprio voto nel bacino del Movimento Cinque Stelle.
LA PRIMA di queste due aree di opinione è quantificabile in circa l’8-10% dell’elettorato, e costituisce lo zoccolo duro. La seconda, diversamente, raggiunge – e forse supera – il 10%, ed esprime pienamente il potenziale di crescita di Forza Italia. Riposizionandosi nel mercato elettorale attraverso una strategia accorta ed elaborando un progetto nuovo e sostenuto da un leader convincente, il partito potrebbe riguadagnare perciò una significativa quota di voti dispersi, fino a toccare un risultato vicino al 20%. In tale scenario si colloca ed è da interpretare la ‘quasi-investitura’ di Parisi a leader. Una simile scelta sarebbe in grado di sintonizzarsi con le attese avanzate dall’ elettorato tradizionale e da quello potenziale o da recuperare? A questo proposito, va sottolineato che oggi il 51% del primo e ben il 79% del secondo auspica un ricambio al vertice. E che il 62% chiede che questo passaggio sia compiuto attraverso delle elezioni primarie, piuttosto che mediante una semplice nomina del fondatore, Silvio Berlusconi. Questa linea di tendenza andrebbe apparentemente contro la figura di Parisi, collocato in una strategia di avvicendamento immaginata attraverso una sorta di chiamata diretta.
TUTTAVIA , il competitor di Giuseppe Sala al Comune di Milano possiede altre caratteristiche interessanti, e spendibili anche in una competizione diversa e allargata. Il 60% dell’elettorato di Forza Italia chiede infatti che il nuovo leader non possegga una storia politica eccessivamente marcata, il che rende il candidato di Berlusconi certamente tra i più indicati ad assumere la guida del partito.
LA SENSAZIONE, del resto, è confermata anche da un test sul grado di apprezzamento di Parisi nei diversi segmenti di elettorato. Tra i cosiddetti ‘fedelissimi’, il suo nome suscita il 54% di fiducia, un dato non plebiscitario ma comunque alto. Ma la vera sorpresa arriva da quelli che abbiamo ribattezzato i sostenitori ‘critici’: coloro che a determinate condizioni sarebbero disposti a tornare a votare Forza Italia, infatti, appoggiano la scelta del manager con ben il 66% della fiducia. La scelta può definirsi scontata a questo punto? Non esattamente. È certo però che la direzione suggerita da Silvio Berlusconi, in questo frangente, sembra essere giusta. E che una leadership con altre caratteristiche politiche – magari di ispirazione più conservatrice e radicale – difficilmente potrebbe rimpinguare il bacino di Forza Italia e riportarla ai fasti di un tempo.
*Direttore IPR Marketing