Roma, 26 marzo 2018 - Silvio Berlusconi ha incassato la seconda carica dello Stato, riducendo i danni di una emarginazione di Forza Italia o di uno smottamento del partito verso la Lega. Tanto che Renato Brunetta avvisa: «Non c’è nessuna Opa su di noi». E dalla Lega spiegano che non è stato mai chiesto al Cavaliere di fare un passo indietro. Ma non per questo è tornata la pace tra gli azzurri. Anzi. Almeno secondo numerosi esponenti del partito: dai territori del Sud, principalmente, se ne stanno per andare, armi e bagagli, in parecchi. O almeno minacciano di farlo. In Puglia è un fuggi-fuggi che neppure uno come Raffaele Fitto, secondo chi gli sta vicino, riesce a fermare. Persino in Sicilia, portatori di voti azzurri – anche qui secondo più di un forzista – levano le tende per andare con la Lega. Al Nord, i pochi azzurri rimasti si erano già padanizzati. Del governatore ligure Toti, e del suo feeling con Salvini, si sa, ma ora anche in Friuli FI ha dovuto lasciare il passo alla Lega, che candida Fedriga.
La minaccia di far saltare le giunte a guida Lega (Lombardia, Veneto, Liguria) è un’arma spuntata. E se, nei territori, la prospettiva o la minaccia di una ‘Lega Italia’ rischia di farsi sempre più vicina, a Roma le cose non vanno meglio. Sia nel caso di un governo Lega-M5S, sia che si trovi un accordo tra il centrodestra e i 5Stelle, la forza attrattiva della Lega verso i parlamentari azzurri non può che aumentare, grazie a ministeri in vista.
Ma al Berlusconi che, però, d’altro canto, ha incassato la conquista della seconda carica dello Stato con la Casellati, anche la lettura dei giornali rischia di procurare un dispiacere. Ieri – raccontano fonti vicine – l’ennesimo sbotto d’ira. Ha dovuto leggere gli sfoghi dei suoi capigruppo di Camera e Senato. Romani dice "Silvio non è più il leader, non condivido le sue scelte", Brunetta sbotta "è finita", anche se poi oggi corregge il tiro e dice: "Non c’è nessuna Opa della Lega su Forza Italia". Sia come sia, Romani si chiude in un impenetrabile silenzio: non smentisce nulla, ha perso la gara del Senato in cui ha creduto fino all’ultimo, sta per perdere anche quella a capogruppo, anche se sembra che chiederà la conta. Al suo posto andrà, per ricompensarla, Annamaria Bernini, a meno che non prevalga Lucio Malan. Alla Camera, Brunetta fa sapere che non ha "alcuna intenzione di continuare a fare il capogruppo, un mestiere difficile e pericoloso", ma lo dice perché sa di aver già perso quella partita. Una raccolta di firme contro di lui ha dovuto stopparla Berlusconi in persona.
Al suo posto andrà Maria Stella Gelmini, con il giovane calabrese Roberto Occhiuto vice. Nomi perfetti per trattare un governo di Grosse Koalition, non uno con Salvini e M5S. Intanto, escono dichiarazioni – Gasparri, Ronzulli, Schifani – di azzurri che ribadiscono la centralità di Berlusconi e di FI per il futuro governo. L’ufficio stampa Lega smentisce, ma a tarda ora, che Salvini abbia mai chiesto al Cav di "fare un passo indietro" per trattare meglio con M5S.