Giovedì 21 Novembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Forza Italia dopo Berlusconi, rischio diaspora. Sarebbe un problema anche per Giorgia Meloni

Il futuro del partito senza il suo leader. Una pezzo di FI potrebbe lasciare per la Lega o per Fratelli d’Italia. E l’esecutivo diventerebbe a trazione sovranista

Roma, 12 giugno 2023 – E ora, Forza Italia può sopravvivere alla scomparsa di Silvio Berlusconi? L’interrogativo pende nei palazzi della politica. Perché non esce di scena il leader di un partito, ma molto di più: un sovrano senza eredi designati. Come è noto, il Cavaliere aveva una sorta di idiosincrasia per i ‘delfini’: vuoi perché, dicono i maligni, non gli interessava il futuro di Forza Italia, che era e restava una sua creatura dunque, magari inconsciamente, desiderava che finisse con lui, vuoi perché non vedeva nel suo giro persone all’altezza, con il ‘quid’ necessario per guidare il partito. E d’altra parte, visto con gli occhi dell’ex premier: perché preoccuparsi? In fondo, c’era lui e, qualche gradino sotto, Antonio Tajani.

Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini in una foto della campaggna elettorale del 2018 (Ansa)
Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini in una foto della campaggna elettorale del 2018 (Ansa)

Sia ben chiaro: sulla carta gli strumenti perché non ci sia grossi scossoni dentro il partito e dunque anche per il governo guidato da Giorgia Meloni ci sono. In assenza del presidente, c’è il suo vice – ovvero il ministro degli esteri Tajani  – che ha le deleghe per esercitare la reggenza. Se il nuovo assetto indicato dal Cavaliere alla fine di marzo fosse considerato come un lascito testamentario, si potrebbe anche pensare che hanno ragione gli azzurri più ottimisti: in fin dei conti si vota tra un anno, Tajani ha il tempo per riunire le varie anime del partito e mediare tra spinte contrapposte mettendola così: “Alle europee si vota con il proporzionale, troviamo un ‘ubi consistam’, un modo per andare avanti tutti insieme in armonia. Abbiamo il dovere di farlo”. Vero è che il simbolo formalmente appartiene ad Alfredo Messina, ex senatore e amministratore del partito, qualsiasi decisione sul brand passerà per lui. Ma i fedelissimi del Cavaliere sono netti: “Con lui non ci sarà problema”.

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Ma Forza Italia e razionalità, come ricorda uno dei grandi ex, Fabrizio Cicchitto, non sempre sono andate a braccetto: può scattare “la follia”, ovvero la diaspora. “Un pezzo di Forza Italia che va con Salvini  – la parte che fa riferimento Ronzulli, Mulè, Cattaneo  – spiega Cicchitto  – e l’altra che si collocherebbe più vicino a Giorgia Meloni”. Paradossalmente, si aprirebbe per la premier un grosso problema: formalmente, Forza Italia era garante per Palazzo Chigi di un aggancio al centro. In questo scenario, il governo diventerebbe a trazione sovranista, senza neanche quel contrappeso formale che consentiva a un pezzo del Ppe di dire: “In Italia c’è un governo di centrodestra”.

Inutile girarci attorno: come andrà a finire la storia iniziata trent’anni fa dipende dalla famiglia. Da come cioè i figli declineranno le volontà del padre. Se la primogenita Marina (e con lei la compagna di Silvio, Marta Fascina) dicesse dopo il funerale: "Papà avrebbe voluto che Forza Italia continuasse sotto la guida di Tajani”, la soluzione del rebus sarebbe elementare. Altrimenti, tutto è possibile, considerando peraltro che i figli dovranno fare i conti con i 90 milioni di debito finora coperti dal Cavaliere. Con Renzi che sta alla finestra: la nomina dell’ex forzista Andrea Ruggieri come direttore responsabile del Riformista fa pensare che quella di prendersi uno spicchio di FI sia più di una tentazione. In ballo c’è un partito che oscilla tra il 6 e l’8 per cento. Tenendo però presente che i due terzi sono voti esclusivamente per Silvio.