Martedì 23 Luglio 2024
FABRIZIO RATIGLIA
Politica

Famiglia, il ministro Fontana: "Aiuti e un fisco amico per rilanciare le nascite"

"Siamo tra i paesi a più bassa natalità", dice il ministro annunciando aiuti fiscali e sussidi alle famiglie

Lorenzo Fontana con moglie e figlia al giuramento da ministro (Imagoeconomica)

Lorenzo Fontana con moglie e figlia al giuramento da ministro (Imagoeconomica)

Roma, 30 giugno 2018 - Nel 2017 sono nati in Italia appena 458mila bambini, il 3% in meno rispetto all’anno precedente con una continua curva discendente. Nel 1964, in pieno Baby Boom, erano un milione e 35mila. In mezzo secolo le nascite sono più che dimezzate e le conseguenze si vedono anche sull’economia. La popolazione invecchia, il disavanzo previdenziale cresce così come il debito pubblico mentre il Pil non sale abbastanza. Il ministro della Famiglia e della Disabilità Lorenzo Fontana è ben consapevole della gravità della situazione: «E’ una sfida difficilissima, una vera emergenza. Un Paese che non fa figli non ha futuro. E noi vogliamo garantire alle coppie la libertà di poter desiderare un figlio senza preoccupazioni. Non è un lusso, è il primo punto dal quale dobbiamo partire».

Ministro, complice la crisi, le donne italiane con 1,37 figli ciascuna sono in coda nella classifica europea della natalità, è preoccupato? «Molto, anche perché non solo siamo in coda in Europa, ma anche nel mondo siamo tra i paesi a più bassa natalità tanto che gli ultimi dati Istat hanno attestato un nuovo record negativo dall’Unità». 

Ma come si risolve il problema ‘culle vuote’? «Non servono interventi spot ma programmazione strategica e interventi prolungati nel tempo: un sistema fiscale ‘family friendly’, una drastica semplificazione tributaria, una rete di sostegno ai genitori, la valorizzazione dei consultori, un rafforzamento dei sussidi».

Pensa di farcela da solo? «No, è un lavoro che a livello di governo dobbiamo fare tutti insieme».

Anche la droga continua a essere un problema enorme per le famiglie italiane. «I dati di San Patrignano sono allarmanti: l’età di primo contatto con le sostanze stupefacenti, anche quelle pesanti, si sta abbassando vertiginosamente. Per un ragazzo su due che entra in comunità l’assunzione avviene entro i 14 anni. Aumenta inoltre la diffusione delle sostanze psicotrope, molti ragazzi se le procurano semplicemente collegandosi ad internet».

La sua ricetta è quella della ‘tolleranza zero’?  «La mia ricetta è quella del buon padre di famiglia. Nessun buon padre di famiglia può desiderare che il proprio figlio si droghi senza intervenire. Quindi: potenzieremo l’attività del Dipartimento per le politiche antidroga, soprattutto in chiave preventiva, coinvolgendo le scuole perché l’informazione è fondamentale. E agiremo, d’intesa con il ministero dell’Interno e le forze dell’ordine, per il contrasto. Chi viene scoperto a consumare droga potrebbe andare a  rendersi utile nelle comunità di recupero».

Intanto è sempre più forte la richiesta di legalizzazione della cannabis, tra gli altri anche Saviano. Sarebbe un errore? «Sono personalmente contrario alla legalizzazione. Non è legalizzando ciò che è illegale che si combatte l’illegalità. Mi sembra una scorciatoia rischiosa. E trovo un errore che si sventoli la droga come un vessillo ideologico».

Intanto però in Italia siamo di fronte al boom della cannabis light legale. Vede qualche rischio? «Qualche rischio lo vede, in primis, il Consiglio superiore di sanità, secondo il quale la pericolosità di questi prodotti ‘non può essere esclusa’. Un avvertimento che non può rimanere inascoltato».

In Italia ci sono 4,1 milioni di persone disabili alle prese con scarsa assistenza e poca integrazione. Cosa si sente di assicurargli? «Non è un Paese civile quello in cui a una persona invalida lo Stato eroga un assegno di soli 280 euro mensili. Qualcuno fino ad oggi ha anteposto i vincoli di bilancio, imposti oltreconfine, ai diritti di famiglie e persone con disabilità. Ma ora vogliamo che siano le persone a venire prima dei parametri».

L’ultima domanda è doverosa Ministro: come valuta la campagna pubblicitaria nel metrò di Milano di Netflix sulle nuove fiction dedicate a famiglie arcobaleno che sembra prenderla di mira? «Bah... Al sostegno delle multinazionali preferisco quello del popolo».