Sabato 23 Novembre 2024
REDAZIONE POLITICA

Fontana: "Abrogare la legge Mancino". Stop di Conte e Di Maio, e anche Salvini frena

Il ministro della Famiglia: "Quella del razzismo è diventata un'arma ideologica utilizzata contro gli italiani". Premier e M5S: "Non è nel contratto di governo". Bonafede: di giustizia mi occupo io. L'ex ministro che ha dato il nome alla norma: "C'è ancora emergenza"

Il ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana (Ansa)

Il ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana (Ansa)

Roma, 3 agosto 2018 - Mentre l'Italia discute sulla presenza o meno del razzismo dietro vari fatti di cronaca - dividendosi tra chi sottolinea gli episodi che evocano intolleranza e chi minimizza - il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana - riferendosi evidentemente al 'caso' di Daisy Osakye, lancia da Facebook l'idea di abrogare la legge Mancino, che punisce in realtà l'apologia del fascismo. Una battaglia non nuova alla Lega - il partito di Matteo Salvini aveva lanciato anche una raccolta firme - e destinata a rinvigorire le polemiche

Che difatti sono immediate, e provocano un inizio di frizione anche all'interno del governo giallo-verde. Il vicepremier a 5 stelle Luigi Di Maio blocca Fontana senz'appello ("La legge Mancino deve rimanare dov'è") e anche il vicepremier leghista Matteo Salvini, pur concordando col 'suo' ministro, sembra nel contempo frenarlo: "È un'idea da sempre della Lega, ma non è nel contratto di governo". A mettere la parola fine all'idea di Fontana è il premier Giuseppe Conte: "L'abrogazione della legge Mancino non è mai stata oggetto di discussione", taglia corto. Se non bastasse, interviene il Guardasigilli Alfonso Bonafede, che rivendica: "Non commento le opinioni personali dei ministri, ho tanto lavoro da fare. Di certo sono io quello che si occupa di giustizia". 

Da parte sua la sinistra insorge, accomunando Pd e Leu, che chiede le dimissioni di Fontana

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IL POST DI FONTANA - "I fatti degli ultimi giorni rendono sempre più chiaro come il razzismo sia diventato l'arma ideologica dei globalisti e dei suoi schiavi (alcuni giornalisti e commentatori mainstream, certi partiti) per puntare il dito contro il popolo italiano - scrive il ministro - accusarlo falsamente di ogni nefandezza, far sentire la maggioranza dei cittadini in colpa per il voto espresso e per l'intollerabile lontananza dalla retorica del pensiero unico. Una sottile e pericolosa arma ideologica studiata per orientare le opinioni".

E continua Fontana: "Tutte le prime pagine dei giornali, montando il caso ad arte, hanno puntato il dito contro la preoccupante ondata di razzismo, per scoprire, in una tragica parodia, che non ce n'era neanche l'ombra. Se c'è quindi un razzismo, oggi, è in primis quello utilizzato dal circuito mainstream contro gli italiani. La ragione? Un popolo che non la pensa tutto alla stessa maniera e che è consapevole e cosciente della propria identità e della propria storia fa paura ai globalisti, perché non è strumentalizzabile. Abroghiamo la legge Mancino, che in questi anni strani si è trasformata in una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano. I burattinai della retorica del pensiero unico se ne facciano una ragione: il loro grande inganno è stato svelato". 

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IL NO DI DI MAIO - Ma arriva la bocciatura dell'altro vicepremier, il pentastellato Luigi Di Maio: "La discussione sull'abrogazione della Legge Mancino può chiudersi tanto rapidamente quanto si è aperta. Prima di tutto non è nel contratto di governo. In secondo luogo è uno di quegli argomenti usati per fare un po' di distrazione di massa che impedisce di concentrarsi al 100% sulle reali esigenze del Paese: lotta alla povertà, lavoro e imprese", scrive il leader dei Cinque Stelle.

SALVINI - In teoria il ministro dell'Interno non può non concordare con Fontana: "Già in passato la Lega aveva proposto di abolire la Legge Mancino - ricorda - Sono d'accordo con la proposta di Fontana: alle idee contrappongono altre idee, non le manette". Ma i toni non sono i soliti barricaderi: "Se mi chiedete se faremo una proposta di legge o una raccolta di firme per abolire la legge Mancino dico di no - precisa Salvini a domanda incalzante - È un'idea ma sicuramente non è una priorità per la Lega e il governo, che ha al centro della propria azione lavoro, tasse e sicurezza".

E poi twitta la notizia di giornata che viene da Milano: "Ragazza di 25 anni aggredita giorni fa in stazione a Milano, si è salvata dallo stupro usando lo spray al peperoncino. Arrestato oggi lo stupratore. Non vi posso dire che è un immigrato nigeriano, clandestino e con precedenti penali, sennò mi accusano di razzismo". 

CONTE - "L'abrogazione della legge Mancino non è prevista nel contratto di governo e non è mai stata oggetto di alcuna discussione o confronto tra i membri del Governo - scrive su Facebook il premier Giuseppe Conte - Personalmente credo che il rispetto delle idee sia un valore fondamentale di ogni sistema democratico, ma allo stesso modo ritengo che siano sacrosanti gli strumenti legislativi che contrastano la propaganda e l'incitazione alla violenza e qualsiasi forma di discriminazione razziale, etnica e religiosa". 

MELONI - "Fratelli d'Italia condivide la proposta del ministro Fontana di abrogare la legge Mancino - dichiara la leader Giorgia Meloni - Siamo sempre stati contrari ai reati di opinione perché riteniamo la libertà di espressione sacra e inviolabile". E ricorda: "Abbiamo già proposto l'abrogazione di questa norma nella scorsa legislatura quando il Pd e la sinistra hanno tentato di approvare in Parlamento la folle proposta di legge Fiano: siamo pronti a rifarlo oggi".

SINISTRA SULLE BARRICATE - Subito il Pd, per bocca di Andrea Marcucci, twitta di rimando: "Governo sempre più nero". E se per il segretario Maurizio Martina "Da abrogare è il ministro Fontana. E con lui il governo dell'odio", ancora più duro il presidente dem Matteo Orfini, che twitta: "E ora è arrivato il ministro Fontana che propone di abolire la legge Mancino. Perché a questo governo fascisti e razzisti evidentemente piacciono. Perché di questo governo razzisti e fascisti evidentemente sono parte".

Da Leu Nicola Fratoianni ironizza: "Alla fine, gratta gratta, nei ministri di questo governo non emerge solo l'oscurantismo dei propri pregiudizi, ma anche la cultura fascista che li contraddistingue. Il ministro Fontana, almeno non è ipocrita: riconosce con le proprie parole strampalate contro le norme della Legge Mancino di essere un razzista e un fascista. Tutto qui". Sempre da Leu Federico Fornaro e Rossella Muroni promettono: "Se abolite la legge Mancino saliamo sui tetti di Montecitorio", mentre Speranza si sponge a chiedere le dimissioni del ministro Fontana.

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L'EX MINISTRO - Rivendica la bontà della sua legge l'ex ministro dell'Interno, perché "una emergenza di tipo sociale, legata a forme di razzismo strisciante e ad una certa recrudescenza di idee suprematiste, esiste ancora - sottolinea Mancino - ed eventuali reati commessi con tali assurde motivazioni vanno sanzionati adeguatamente". 

COSA PREVEDE LA LEGGE MANCINO - La legge Mancino (25 giugno 1993, n. 205) sanziona e condanna gesti, azioni e slogan legati all'ideologia nazifascista, e aventi per scopo l'incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. La legge (che prende il nome dell'allora ministro dell'Interno, il democristiano Nicola Mancino) punisce anche l'utilizzo di simbologie legate a quei movimenti politici. La legge è il principale strumento legislativo che l'ordinamento italiano offre per la repressione dei crimini d'odio.