Pescara, 12 marzo 2024 – Se la Sardegna aveva dato l’illusione che quantomeno un’alleanza tra Movimento 5 Stelle e Pd potesse rivelarsi vincente sui territori, la sconfitta abruzzese riconduce i leader del centrosinistra alla realtà. Qui, nell’Italia profonda delle aree interne e delle piccole cittadine, il centrodestra appare ancora troppo forte e la cooptazione dei centristi a sinistra non risulta decisiva. Il Pd ottiene un buon risultato di lista, con i consensi in crescita rispetto alle ultime regionali, mentre il Movimento 5 Stelle si riduce al 7%. Il partito fondato da Beppe Grillo non ha mai puntato troppo sul radicamento territoriale e ciò spiega perché il Movimento alle politiche tende ad andare molto meglio rispetto alle altre elezioni, in quanto capace di intercettare una forma di voto di opinione che su scala locale non si manifesta. Tuttavia, dal 2018 il Movimento ha sempre perso consensi a tutti livelli, pur se in maniera graduale. L’alleanza con il Pd pare ridurre infatti il consenso dei pentastellati che sul piano locale ottengono di più quando si presentano da soli. Se guardiamo al centro, Azione di Carlo Calenda ottiene un 4% che conferma i dilemmi dei centristi nel campo largo: senza di essi non c’è speranza di vittoria contro il centrodestra, ma per gli stessi la coalizione offre poche occasioni di crescita. Azione si muove sul filo delle soglie di sbarramento e questo in prospettiva è molto pericoloso per l’esistenza stessa del partito. Ora alle Europee di giugno, col proporzionale, sarà un tutti contro tutti, la competizione prevarrà sulla collaborazione e per qualche mese l’idea del campo largo andrà in soffitta. Proprio i centristi, che lottano per la sopravvivenza politica, saranno i primi a smarcarsi dal coltivare questa idea a livello nazionale. Renzi se ne discosterà in modo definitivo e forse anche Calenda, almeno fino a quando non si dovesse ritrovare con un partito così piccolo da dover esser raccolto per forza dal Pd per continuare ad esistere. D’altronde i punti di contatto di Renzi e Calenda, soprattutto con il Movimento 5 Stelle, sono ben pochi in quasi tutti i campi del programma politico.
Non è detto, inoltre, che in questo scenario Giuseppe Conte si stracci le vesti per le crepe nel campo largo. Certo il Movimento 5 Stelle ha perso molti consensi, ma la verità è che Conte nel campo largo si trova stretto e lo si nota a ogni sua dichiarazione. In un’alleanza strutturale col Pd, come leader di una forza subordinata, non potrebbe parlare liberamente su questioni di politica estera, si pensi al suo pacifismo a tutto tondo e alla sua cordialità con Trump, d’immigrazione, con una linea molto più simile alla destra che a quella del Pd, e di politica economica, la difesa del reddito di cittadinanza e del superbonus. In un campo largo organico Conte viene sopraffatto dall’idea dell’unità della coalizione, perdendo le specificità ‘populiste’ del Movimento, che rappresentano la gran parte dei motivi della sua forza elettorale. Conte quindi prenderà tempo, convinto che il Pd difficilmente possa surclassarlo in termini di voti e leadership, in attesa dell’ennesimo regolamento dei conti interno dei democratici che potrebbe togliere la poltrona ad Elly Schlein se le Europee non dovessero andare in modo soddisfacente. Proprio nel Pd la sconfitta abruzzese genera la delusione peggiore. Intellettuali, personalità d’area e attivisti di partito si erano mobilitati, forse in modo eccessivo. E oggi tutti condividono un dubbio in più: la strada per la costruzione del centrosinistra sarà lunga e difficile, ma Schlein ha sufficienti doti di leadership per arrivare all’obiettivo?